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Aggiornato: 8 maggio 2025
Giuliano, da vero neoplatonico, non comprese, non sentì dove fosse propriamente la forza del Cristianesimo, quale fosse la causa essenziale che gli aveva data una così meravigliosa vittoria sulle potenze del mondo. Questa forza e questa causa vanno cercate nel principio di redenzione di cui il Cristianesimo era il nunzio desiderato. Il Cristianesimo era una religione pessimista nel senso che poneva il male come un fatto inerente al mondo ed all’umanit
²⁰⁴ Zeller, V. 3, 734 sg. Che un uomo, come Sallustio, abbia potuto affigliarsi al cenacolo neoplatonico e seguirne le dottrine, ci prova come, sotto alla fioritura di fantastiche superstizioni, le quali poi erano, in fondo, l’espressione del bisogno religioso dell’epoca, esistesse un nucleo di pensiero e di sentimento sano e verace. L’Ellenismo morente non dava solo bagliore di luce torbida come quella che emanava dalla fantasia esaltata di un Giamblico e di un Massimo, ma aveva ancora una forza moralizzatrice, la quale gli conservava il favore e la devozione di molti fra gli uomini migliori e più colti. Non è vero che il meglio della societ
Se non fosse l’intonazione panteista delle ultime parole, forse le più belle e più profonde parole che abbia pronunciate l’uomo morente, l’entusiasmo mistico di Plotino potrebbe esser quello di un S. Agostino, e la visione del filosofo neoplatonico ha una grande analogia con quel rapimento estatico pel quale, il più gran teologo dell’ortodossia, contemplando, un giorno, il cielo e il mare dalla finestra della sua casa d’Ostia, si sentì, d’un tratto, sollevato alla presenza di Dio.
La teoria del valore e del significato dei miti ha nel sistema di Giuliano una somma importanza, anzi, è la chiave di vôlta che gli impedisce di sfasciarsi. Nel panteismo neoplatonico, non potevano trovar sede le divinit
²⁰¹ Eunap., 109. ²⁰² Eunap., 111. Un uomo che, certo, ebbe un’influenza risolutiva sullo spirito di Giuliano, al momento psicologico della sua ribellione a Costanzo, e che, probabilmente, mise la mano nella preparazione del pronunciamento militare che proclamò Giuliano imperatore, è il medico-filosofo, Oribasio di Pergamo, appartenente, lui pure, al cenacolo neoplatonico. Noi sappiamo che Oribasio fu il solo degli amici di Giuliano che potè accompagnarlo in Gallia. Egli lo volle con sè, come medico, ciò che gli fu concesso, perchè s’ignorava l’amicizia esistente fra i due. Gi
Temistio era uno dei più insigni personaggi dell’epoca. Scrittore e retore famoso, egli teneva scuola a Costantinopoli, ebbe il favore di tutti gli imperatori da Costanzo a Teodosio, e sostenne anche l’alto ufficio di prefetto di Costantinopoli. Senz’essere ascritto al cenacolo neoplatonico, egli era un ellenista fervente. Ma, spirito alto e generoso, raccomandava sopratutto la libert
Sarebbe un tentativo senza costrutto quello di fare un’esposizione precisa e sistematica della filosofia di Giuliano, perchè Giuliano non ha avuto un sistema ben chiaro e definito di idee, bensì, una congerie assai confusa, determinata dalla cornice di misticismo neoplatonico, in cui era contenuta. Il giovane imperatore, morto a trentadue anni, non ha avuto il tempo di dar forma precisa al suo pensiero, tanto più che, durante l’adolescenza e la prima giovinezza, la sua vita era stata sospesa ad un filo, ed egli si sapeva sempre sul punto di esser trucidato dal crudele e sospettoso cugino. Durante gli ultimi otto anni, improvvisato generale ed amministratore, era stato continuamente assorto nelle più gravi preoccupazioni, governare la Gallia, respingere le incessanti invasioni germaniche, poi tentar l’avventura dell’usurpazione del trono imperiale, e finalmente accingersi a quella guerra contro la Persia, nella quale doveva trovar la morte. È gi
Sono, come vedremo, l’espressione di un opportunismo spiegabile, ma, certo, non lodevole nel giovane e sospettato principe. Abbiamo poi i discorsi filosofici, un affettato e poco organico ammucchiamento di dottrine e di simboli, raccolti nell’insegnamento neoplatonico.
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