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Ieri il dottore mi ha detto che ne avevo per un'altra settimana. M'ha rifatta la gamba a nuovo. Che uomo, benedeto, che grande instituzione la chirurgia! E dici addio alla suora? Accidenti! Sei un bel seccatore tu, con la tua suor Carmelina! Guarda, ieri ella m'ha... mi ha... come si dice? Intenerito? Intenerito? M'ha fatto stomacare. È come tutte l'altre; sempre le stesse!

L'inferma, antica genitrice ognora Benediceva a te con grande affetto, Perchè al minor fratello ed alla suora D'alta amicizia andar godevi stretto: Furono a Giulio giovincello ancora Quai di padre tue cure e il tuo precetto, Ed amai Giulio perocch'ei t'amava, E l'alma tua del nostro amor brillava.

L’oratorio fu pronto per il giorno del primo ufficio. La cerimonia ebbe principio dopo il vespro. Una suora salì su l’organo. Subitamente dalle canne armoniche il fremito della passione si propagò in tutte le cose; tutte le fronti s’inclinarono; i turiboli diedero fumi di belgiuino; le fiammelle dei ceri palpitarono tra corone di fiori. Poi sorsero i cantici, le litanie piene di appellazioni simboliche e di supplichevole tenerezza. Come le voci salivano con forza crescente, Anna nell’immenso impeto del fervore gridò. Colpita dal prodigio, cadde supina; agitò le braccia, volle rialzarsi. Le litanie s’interruppero. Delle suore, alcune, quasi atterrite, erano rimaste un istante nell’immobilit

Un'ora dopo, lo zio Giacomo, Nino, e la zia Carlotta arrivarono pallidi ed esterrefatti. Era finito. . Pur troppo. La zia Carlotta piangeva torcendosi le mani. La suora la confortò accertandole che non vi era stata sofferenza alcuna. Voglio vederla, voglio vederla, singhiozzò la zia Carlotta. No, no! disse la suora. Meglio no.

Cara suora, ha ella bisogno di qualche cosa? domandò Marianna facendo meglio che poteva la voce dolce e insinuante. No, grazie, rispose la monaca senza pure voltare il capo. Starò qui a pregare finchè venga la mia compagna a surrogarmi.

Allora l'epilettica le si avvicinò, pian piano, con un sorriso ebete. Badi! fece alla suora quella dell'arancia, e si levò Badi! È malata!... Suora Vittoria stese la mano, come per difendersi. Cocotte glie l'afferrò a volo e la strinse forte e la tenne fra le sue, borbottando. Vi fu un silenzio pauroso. Adesso l'epilettica, estatica, la bocca spalancata, affisava la suora.

È quel vagabondo di Carlo, disse la Margherita correndo fuori con premura. Ma tosto soggiunse, come per nascondere il sentimento buono che le faceva provare una vera consolazione pel ritorno del fanciullo: Ecco, me lo riconducono. Il mal seme non si perde mai. E si compose un viso arcigno mentre si affrettava verso la carrozza. Ma ne discese soltanto una suora di carit

giovane e bella in sogno mi parea donna vedere andar per una landa cogliendo fiori; e cantando dicea: <<Sappia qualunque il mio nome dimanda ch'i' mi son Lia, e vo movendo intorno le belle mani a farmi una ghirlanda. Per piacermi a lo specchio, qui m'addorno; ma mia suora Rachel mai non si smaga dal suo miraglio, e siede tutto giorno.

Io non desidero che di morire. Ma che cosa dici Elisa? Non far così dunque, te ne scongiuro. Che cosa mi resta a fare a me a questo mondo? Oh, ti resta di voler bene a me, che morirei subito se tu mi avessi a mancare. Vorresti tu forse far morire tua madre? Oh, no, mamma rispose la Elisa abbracciandola con affetto. Ebbene, io mi farò suora.

Il Virey fece un saluto del capo, e la donna, cui erano state dirette le ultime parole del nano, rispose con una intraducibile occhiata piena di angoscia e di sommissione. Poco dopo, la volante che stazionava sulla piazza della cattedrale, accoglieva nel suo grembo il Primate e la suora, e dirigevasi con moto rapidissimo verso la villa Paradiso. Durante il tragitto, l'Immolata appariva turbata.