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Di quando si stava cosí spesso insieme. Tutte sparite, dunque? Tutte sparite. Da un giorno all'altro? Sparite a poco a poco. E non le rievochi? Non le rimpiangi? Di tanto in tanto, , ma come in sogno. Per esempio, chi? ... Per esempio, Suora Marta, che ti sorveglia continuamente. Non se ne accorge Suora Marta. Nemmeno lui se ne accorge. E se, per ipotesi, egli se ne accorgesse?... Si dorrebbe.

«Mio marito è buono; conoscendolo meglio, ho incominciato ad amarlo come una sorella, dirò anzi come una madre. E dire che un tempo io non potevo stargli vicina!... che i suoi mali mi facevano dare in atti d'impazienza!... Egli non esce quasi mai; i suoi dolori reumatici lo hanno tenuto quasi tutto l'inverno nella sua camera. Io mi sono posta intorno a lui come una suora di carit

Stese la mano: prese il mento della suora tra pollice ed indice e lentamente le sollevò la testa. Un viso quasi ancora infantile, una pallida faccia di giovinetta si coperse subitamente di luce. Due grandi occhi cilestrini s'affisarono sulla reclusa, ansiosi e sbigottiti. Ma guarda! fece Cocotte È carina!... E come ti chiamano? La suora balbettò: Suora Vittoria.

Non le importava! ma ritraendosi immantinente dalla scena che le si spiegava davanti solenne per bellezza e per quiete, andò barcollando fino alla sponda del letto, vi si rovesciò sopra dando in un pianto dirotto. Suora senza vocazione o moglie senza amore, era l'avvenire di Cecilia Rigotti.

Accanto vi sedeva, sonnecchiando, la Suora, reggendosi la fronte con una mano, mentre coll'altra, posata sulla sponda della culla, faceva, anche nel dormiveglia, la dolce mossa automatica del ninnare. Nancy sorrise e richiuse gli occhi. Quel battito regolare la sopiva, e la riconduceva verso il sonno. Ella si sentiva ineffabilmente tranquilla, illimitatamente felice.

Povera bestia! esclamò la Cate, chinandosi sull'infelice animale in atteggiamento di suora di carit

Si cominciava a parlare della gamba disgraziata e si cascava, subito dopo, a chiacchierare di suor Carmelina. Non le hai mai domandato perchè s'è fatta suora? Mai. E perchè? Non me lo avrebbe detto. Parla poco. Ma con te, che sei compaesano suo, potrebbe far eccezione alla regola.

Ha l'obbligo d'esser giusto. Che posto è il suo in quella casa? di dama di compagnia? di suora di carit

Dormi, figlio... oh, oh!... Taci! le gridò una vecchia Finiscila!... Tutta la santa giornata il lamento di questa scema! Insomma? fece un'altra, rivolta alla superiora Tu non parli, eh, mamma grande? Ve lo dico io perchè non parla esclamò un'altra Questa santa donna... Scoppiò a ridere. E mosse incontro alla suora, minacciosa. Era una delle più singolari di quelle sciagurate.

Era il cappello della signora. Alle ore undici, nel Grande Hôtel, il prof. Gian Franco Marchi parlava ancora con la signora Giraldi. La signora si veniva riallacciando l'abito con mano tremante. Era una cosa terribilmente piena di mortificazione per la signora: quell'uomo, il prof. Marchi, gelido, meccanico, irreprensibile nel vestito, aveva esercitato su di lei un'impressione di paura, di soggezione e di ammirazione insieme. Eppure quell'uomo aveva parlato sempre con una voce soavissima, musicale, con un bellissimo accento italiano: appena, appena una sfumatura di amabile ironia. Aveva trattato con la verecondia di un asceta, con la delicatezza di una suora di carit