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Aggiornato: 26 giugno 2025
Spiacevole! è un'espressione miserabile. Io vado a pregare Iddio.» Ed alzatasi sospirando, se ne andò. «Che significa ciò?» chiese Emilia. Non è straordinario,» rispose suor Francesca; «ella è spesso così. La sua ragione è alterata; vaneggia. Povera donna!» soggiunse Emilia; «pregherò Dio per lei. Le vostre preci in tal caso si uniranno alle nostre, giacchè ne ha bisogno.
Si cominciava a parlare della gamba disgraziata e si cascava, subito dopo, a chiacchierare di suor Carmelina. Non le hai mai domandato perchè s'è fatta suora? Mai. E perchè? Non me lo avrebbe detto. Parla poco. Ma con te, che sei compaesano suo, potrebbe far eccezione alla regola.
Suor Agnese,» soggiunse la monaca, «è d'una famiglia nobile; la dignit
La Laurentini, arrivando in Francia, aveva scrupolosamente celato il suo nome. Entrando in convento, per meglio nascondere la sua vera storia, aveva ella stessa fatta circolare quella stata raccontata da suor Francesca. La badessa non era nel monastero quando fece professione, e non conoscea tutta la verit
Restò qualche tempo nell'atteggiamento dell'orrore: i di lei sguardi erravano per la camera, come se avessero seguito qualche oggetto. Una monaca la prese dolcemente per la mano onde condurla fuori. Suor Agnese si calmò, mise un sospiro, e disse: «Esse sono sparite, sì, sono sparite. Ho la febbre, e non so quel ch'io dica. Talvolta mi trovo in questo stato, ma presto passa. Fra poco starò meglio.
Nel 1675, a Ginevra, fu spedita a Gregorio Leti una lettera da certa Suor Agnese Mansola, la quale godeva rinnovarglisi nella memoria come colei che gi
Suor Maria uscì subito in carrozza per condurre il fanciullo al suo vecchio parente; ma Carlo era fuggito, e quando la suora tornò all'ospedale con quella nuova disperante, Andrea era morto. Meglio così! sospirò la monaca. Dio gli ha risparmiato l'ultimo dolore.
Oggi venni a trovar Suor Nazarena che sempre ride così dolcemente col suo riso ove manca qualche dente e pure ha tanta nobilt
.... Ma coglieva, tranquilla, le sue rose d’Ottobre, accanto a me, Suor Nazarena. Niuna fronte mi parve più serena fra una ghirlanda di serene cose. Travolgendo con sè memoria e sensi con la Rinuncia su di lei l’Oblio era passato. Ignuda e sacra in Dio, stava siccome bimba che non pensi.
Le campane suonano a festa: gli astanti mormorano, i cocchieri di fuori schioccano le fruste, e lacchè e lettighieri torno torno alla Fontana Pretoria gridacchiano e sorridono. In uno istante muta la scena. In mezzo all’oratorio, sopra un tappeto ed un cuscino suor Maria si prostra per terra: e le suore la coprono tutta con coltre nera come cadavere che resti chiuso entro una cassa: e le converse le adattano dal capo e dai piedi due candelieri accesi. A un dato segno, le campane dall’alto rintoccano a mortorio: e come un tremito invade tutti i circostanti; e le monache singhiozzano, e i circostanti lacrimano, impotenti a reprimer lo schianto del cuore alla improvvisa morte morale di colei che è così piena di vita. Dentro e fuori, la commozione è al colmo: ma si mitiga non sì tosto che il celebrante inviti la docile vittima ad alzarsi: Surge quae dormis, et exurge a mortuis et illuminabit te Christus (O tu che dormi, levati, e sorgi di mezzo ai morti, e Cristo t’illuminer
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