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Ci sono dei pensieri che gridano, altri che mormorano. Io udii dentro di me, non so dove, mormorare queste parole: è proprio morta. Il lenzuolo col quale l'avevano coperta, segnava su quel meraviglioso corpo delle pieghe funerarie, come quei drappeggiamenti marmorei che avvolgono le effigi delle imperatrici, distese sull'alto dei mausolei.

E di che non mormorano essiinterruppe Luchino. Non udite come continui suonino i loro lamenti? Mormorano di quei gloriosi imperadori romani; mormorarono contro il gran padre mio; mormoreranno di me. Perchè dunque piuttosto non vi diffondete tra cotesti, intolleranti di ogni autorit

La nostra attenzione però si concentra su quella lunga fila di persone che camminano solennemente a due a due, e che sembrano tuttora appartenere al medio evo come altrettante figure dipinte da Giotto, dal Ghirlandajo, o da Sandro Botticelli. Tutti questi uomini, vestiti di una lunga tonaca rossa, hanno la testa coperta da un cappuccio a punta, che scende fino a ricoprire anche la loro faccia, con due aperture per gli occhi; camminano tutti a piedi scalzi. Hanno i lombi cinti da un cilicio, alcuni portano croci, ma i due spettri rossi che aprono la marcia portano in mano teschi umani e ossa di morto. Mormorano preci camminando. E' la compagnia dei Sacconi rossi; la loro figura è proprio bizzarra, e riconduce ai tempi antichi. Ma vi sono anche confraternite di altri colori, e passeggiando la sera per Roma è facile imbattersi in cortei funebri, nei quali i fratelli portano cappuccio nero, o celeste, e sono vestiti di bianco o di giallo. Queste figure si possono vedere ogni giorno per Roma, e quando s'incontrano nei quartieri più deserti e più antichi della citt

Le querce annose scuotendo le fronde al vento mormorano antichi misteri, e l'erba cresciuta sopra le fosse funerali spira voce fatidica.

Con la prima distribuzione non ebbi alcuna lettera. Risolsi di passare al Museo germanico le tre ore che mancavano alla seconda. Mi aggiravo da un'ora per quel laberinto di alte sale, di scale marmoree, di chiostri gotici, dove zampilli mormorano nella penombra e una fioca luce cade dai cristalli dipinti, colora sculture sepolcrali. Sostavo talora a guardare da una porticina aperta il vivo verde di un cortile, a respirar l'aria chiara e pura, e guardavo appunto il colossale Orlando di Brema nel cortile, non so se ventesimo o decimonono, quando udii dietro a me una voce che mi parve riconoscere. Mi voltai; un vecchio signore dall'aspetto ecclesiastico parlava adirato con un custode che lo ascoltava sorridendo. Conoscevo una voce simile, ; ma l'uomo non l'avevo mai veduto. Egli inveiva contro l'asineria di chi aveva levato non so qual San Giorgio di pietra da una casa di Norimberga, per collocarlo nel Museo. Poi lasciò il custode e mi passò davanti tutto fremente per uscire nel cortile a vedere d'appresso l'Orlando. Nel passare mi piantò in viso gli occhi furibondi come per dirmi «e Lei non mi d