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Intanto il delitto che, per un malinteso, Emilia supponeva essere stato commesso dalla signora Laurentini in Udolfo, non aveva mai avuto luogo. Emilia era stata ingannata dalla vista orribile del quadro coperto da un velo nero, onde si parlò negli scorsi capitoli, e che aveale fatto attribuire i rimorsi della monaca ad un omicidio accaduto in quel castello. Quel velo nascondeva un oggetto che la riempì di orrore; sollevandolo, invece di un quadro, vide nello sfondo una figura umana, i cui lineamenti sfigurati avevano il pallore della morte. Era coperta da un lenzuolo, e distesa in una specie di tomba. Ciò che rendeva tal vista ancor più spaventosa, era che quella figura parea esser gi

Oh! infinite, perchè il padrone aveva diritti sul castello, essendo parente più prossimo della signora Laurentini; e si dice che i giudici, i senatori, od altri, dichiararono ch'egli non potesse entrarne in possesso, se non dopo molti anni, e che se dopo questo lasso di tempo la dama non si fosse trovata, allora il castello gli sarebbe appartenuto come se fosse morta.

Si separarono subito dopo cena. Quando Emilia si fu ritirata nella sua camera, le scene di cui era stata testimone se le presentarono nuovamente con orribile energia. Aver trovato in una monaca moribonda la signora Laurentini! Colei che, in vece d'essere stata vittima di Montoni, sembrava anzi rea ella stessa d'un delitto abominevole! Ciò era per lei un gran soggetto di sorpresa e di meditazione.

Annetta si distingueva raccontando non solo i prodigi, ond'era stata testimone, ma anche tutto ciò che aveva immaginato nel recinto del castello di Udolfo. Non obliava la strana scomparsa della signora Laurentini, che faceva una forte impressione sull'animo degli ascoltanti.

Emilia s'affrettò a prenderlo; è impossibile descrivere la sorpresa ed il terrore di lei, allorchè riconobbe in esso la perfettissima somiglianza con quello della signora Laurentini, che aveva veduto al castello di Udolfo: di quella dama sparita in modo così misterioso, e che si sospettava fatta perire da Montoni.

Il trionfo della Laurentini fu di breve durata. Quel momento, ch'essa aveva riguardato come il colmo di tutti i suoi voti, divenne il principio di un supplizio che la tormentò fino alla morte. La sete della vendetta, prima motrice della sua atrocit

L'immagine era così naturale, che non è da stupirsi se Emilia la credè un corpo umano. Aveva udito raccontare la strana scomparsa della padrona del castello, e il carattere di Montoni autorizzava in lei il sospetto che il cadavere fosse quello della signora Laurentini assassinata dallo stesso suo parente.

Come! sangue e sangue sempre... Non ci fu sangue; tu non puoi dirlo... Oh! non sorridere, non sorridere con quel piglio pietoso...» La Laurentini cadde in convulsioni: Emilia, incapace di reggere più a lungo ad una tale scena, fuggì dalla camera, ed andò a raggiungere Bianca e le educande ch'erano nel parlatorio.

In quel punto, il terribile spettacolo veduto da Emilia in una camera del castello le tornò alla memoria; guardando la signora Laurentini, si rammentò le ultime parole di lei, che la macchia d'un assassinio non poteva esser lavata da molti anni d'orazione e di penitenza, e si vide costretta di attribuirle a tutt'altra causa che al delirio: provò un orrore inesprimibile sembrandole di vedere un'omicida... ed infatti, tutta la condotta della Laurentini confermava questa supposizione; Emilia si perdè in un abisso di congetture, e non sapendo in qual modo chiarire simili dubbi, disse soltanto con parole tronche: «La vostra improvvisa partenza da Udolfo...» La monaca sospirò. «Tutte le voci che corronocontinuò Emilia... «la camera di ponente... quel velo di lutto... l'oggetto ch'esso cuopre, quando i misfatti son compiuti...» La monaca sclamò: «Come! ancora?» E cercando di sollevarsi, gli smarriti suoi sguardi parean discernere un oggetto. «Risorgere dalla tomba!

Alcune circostanze singolari distrassero Emilia dalle sue inquietudini, eccitando in lei sorpresa pari ad orrore. Pochi giorni dopo la morte della signora Laurentini, fu aperto il testamento di quella dama in presenza della superiora del convento e di Bonnac. Un terzo de' suoi beni era stato lasciato al parente più prossimo della marchesa di Villeroy, e questo legato riguardava Emilia.