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Aggiornato: 13 maggio 2025


Aminta corse nella scuderia, a far sellare il cavallo di Gino. Per quel giorno, intanto, addio conversazione! Ci porti notizie, quando saranno ripartiti; disse il signor Francesco, stringendo la mano al suo ospite. Oh, sicuramente; non dubiti. Signore mie, compiangano un povero condannato, che deve obbedire al precetto. Cinque minuti dopo, era a cavallo, e Aminta lo accompagnò fin sulla strada.

Drollino uscì dalla cucina senza che nessuno se ne accorgesse, e si recò in scuderia.

O Talavera! o gran bestia! gridava il cavaliere, più allegro che mai. Tu sei maraviglioso d'intelligenza, quantunque ignorante di cosmografia quanto il personaggio di cui porti il nome. Ma che importa a te la cosmografia? Una cosa sai tu, e la sai bene; che a Gioiosa Guardia t'aspetta una bella scuderia, una buona strigliata, non senza la fortuna di una morbida mano che ti palpi il gran collo.

Quando la disdetta ci si mette, è inutile, non si può vincerla, impattarla. La casa era in ordine, gli appartamenti in pieno assetto. Ma il capo di scuderia, quell'inglese antipatico, aveva, laconicamente , ma colla più testarda ostinazione, chiesti i suoi otto giorni. Proprio in quell'epoca!

Soura Gin era dotata di una grassezza soda e fresca; bionda, bianca, piccolo naso, piccoli occhi vivissimi, bocca larga, labbra carnose e ridenti, dentatura stupenda. Badava a tutto, compresi i cavalli, era sempre dappertutto, ma più in scuderia, quando sapeva di trovarci Giac.

L'odore della scuderia fa correr meglio il cavallo; notò Pietro Gentile. Ci pensavo per l'appunto; replicò il capitano. Siamo dunque intesi. Andate, nel nome di Dio!

Nella scuderia c'erano giusto due buscalfane, alte, magre, sfiancate, che mangiavano la profenda con dente affamato ed aria triste per aver l'onore di fare di a poco una trottata sino all'altra posta a benefizio degli inaspettati viaggiatori.

La sera dopo, mentre si distribuiva l'ultima razione di biada, il signor Damelli capitò in scuderia, e diede precisamente quest'ordine: Domattina alle dieci l'americana ad un cavallo per andare alla stazione a prendere il signor Duca. Drollino ch'era poco lungi, udì quell'ordine. Alzò bruscamente il capo, e appoggiò per un secondo la mano sul muro, come se si sentisse minacciato da una vertigine.

Oh, no rispose il tutore l'Elisa e mia moglie avrebbero ben voluto che li tenessi, ma io ho pensato che sarebbero rimasti in scuderia a mangiar fieno e biada a tradimento. Il poney almeno m'avresti fatto proprio un gran regalo a conservarmelo, caro zio!

Giacomo e gli altri parlavano proprio di cavalli. Figurarsi! Erano due cavallerizzi del Circo Stanislao. Ma niente sottanino corto; «amazzone» e «alta scuola». Madamigella e monsieur Richard erano ricchi proprietari di una scuderia in Inghilterra, artisti per passione; l'ippodromo era uno sport.

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