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BALIA. Se prima non ti dico questo, non potrai capir l'inganno. ... Olimpia da che venne a Napoli per provar l'animo della madre come stava saldo alla trama ordita tra lei e Mastica ministro del tutto, ha finto certe lettere come le mandasse Eugenio di Turchia, scrivendole ch'era morto Teodosio e che esso avea rotto la prigionia e la catena ed era in camino per venirsene a casa; e fece portar queste lettere alla madre da un certo turco fatto cristiano lor conoscente.

Me lo ha detto ieri sera la signora Altovini, Mi sono subito affrettata di far terminare il suo vestito. Le mie ragazze hanno lavorato tutta la notte. La ringrazio, ma non c'era premura. Stavo anzi scrivendole. Un lutto improvviso.... Oh mi rincresce! E volevo pregarla se potesse disporre altrimenti di quel vestito. Se la signora me lo avesse detto due o tre giorni fa....

Sorella!... Sorella!... Tale era stata per lui. L'amor di sorella, il nome di sorella, erano le sole cose soavi al suo cuore. Tutti gli altri suoi amori erano stati perfidi e velenosi, non avevano lasciato neppure un solo ricordo buono; sdegno e nient'altro avanzava, di tanti amori: sdegno contro le perfide, sdegno contro stesso. Un tempo egli si era gloriato di queste sue passioni, se n'era insuperbito come di altrettante fortune. Ma, concepite nel male, esse portavano dentro il germe della distruzione; se null'altro n'era avanzato fuorchè putredine, se egli n'era rimasto ammorbato, ciò era il suo meritato castigo. Non volendo più commettere l'errore, sentendo risorgere il bisogno lungamente inappagato e represso d'un'intima comunione, non potendo più vivere solo, egli ritrovava in lei la sorella. Andarle incontro, dirle con viva voce la gioia che ella gli dava, era stato il suo primo impulso; ma non l'aveva obbedito. L'esagitazione dell'anima era ancora tanto violenta, e alla solitudine sua veniva tanta consolazione dall'assiduo pensiero di lei, che egli volle e potè aspettare. Geloso di stesso, quasi pauroso di menomare il proprio sentimento indagandolo, era vissuto in una beatitudine secreta della quale obliava quasi l'origine. Come al destarsi di lieti sogni, come quando latenti e ignote energie eccitano e moltiplicano i sensi della vita, egli trovava in tutte le cose una nuova virtù. Un giorno finalmente le scrisse. Alla sensitiva creatura, al proprio sentimento secreto, la troppo vivace espressione vocale non conveniva. E scrivendole egli contenne l'impeto delle passioni: tacque la speranza, moderò la gioia, disse soltanto pienamente la gratitudine. Ella rispose. Gli parlò della sorella morta. Quali altri ricordi avrebbero potuto mai cancellare dalla memoria di lui le parole fraterne? «Io certamente conobbi ed amai vostra sorella. Quando mi parlaste di lei, quando mi diceste le preziose e care doti della sua persona e del suo cuore, sentii che ella fu il desiderio della mia gioventù, la sorella che mai non potei consolarmi di non trovare al mio fianco nelle ore della gioia e della tristezza. Quando mi narraste lo strazio della sua morte mi parve come se tanta bellezza e tanta bont

Sentivo rimorso di aver mentito, scrivendole che avevo pensato anche io di trovarmi presente al primo anniversario della morte di Fausta. Ho gi

«Ah, se avessi scritto queste cose Luigi ora non dubiterebbe. Ero sul punto di dirgliele, ma poi le tacqui; un poco perchè egli si trovava in una delle sue ore di dubbio, un poco perchè pensai di far meglio scrivendole su questo libro dove egli le legger