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Aggiornato: 18 luglio 2025


Per determinare la mia orbita bisognerebbe calcolare le forze complesse che lottavano fra loro. Io amavo l'Agata sinceramente, essa aveva tutto il vantaggio dell'attrazione e tutto il danno della distanza, la contessa Savina perdeva nell'attrazione in forza della mia onest

Appena però potei riflettere, mi spiegai facilmente la sensazione provata. Savina aveva fatto un'insolita mossa delle pupille e delle labbra.... E immediatamente.... Ne fui atterrito. In quei primi mesi di intenso oblìo, poche volte il fantasma di Fausta mi si era affacciato alla mente.

Saresti per caso geloso anche tu? Sembrava che dicesse: Saresti, per caso, imbecille anche tu? E volevo mostrare che non mi importava niente di quel che lei faceva o avrebbe voluto fare; tanto, appena me ne fosse venuto il capriccio, avrei potuto prenderla per le spalle e metterla fuori l'uscio. Con lei non mi sembrava il caso di comportarmi con qualche delicatezza, come con la Savina.

L'apro, corro con l'occhio alla firma, e leggo Savina Brisnago di Montegaldo!... Essendo la prima volta che mi venivano alla mano i suoi caratteri, non è da sorprendersi se un'emozione indefinibile mi corse per le vene, e per qualche istante me ne rese impossibile la lettura. Finalmente ho potuto scorrere la lettera da capo a fondo.

Una voce misteriosa mi rispondeva: la contessa Savina!... La contessa Savina?... impossibile! quell'angelo di bont

Ho passato una notte d'inferno, raggirandomi smanioso nel letto senza trovare riposo. Io vedevo la contessa Savina infelice, derelitta, immersa nelle lagrime, e pensavo al modo di vendicarla, di consolarla. La nostra santa affezione, inspirata dalla naturale simpatia, ci avrebbe resi felici in tutte le condizioni della vita. Le ricchezze erano la prima cagione della sua infelicit

Io congiunsi le mani in atto di preghiera, essa mi guardava fisso, e pareva che mi dicesse: t'aspetto. Le feci cenno che sarei ritornato, e andai non so dove a prendere una scala di corda. La scala aveva da un lato due ganci, che gettai sul balcone. La contessa Savina non si prestò, si oppose; essa aspettava sempre pallida e immobile.

Fu in uno di questi momenti che io ebbi l'impressione di una scossa, di un lampo, di non saprei dire che cosa che mi spinse a rigettare indietro Savina, col gesto e con l'espressione di un uomo colto in fallo e che vorrebbe nascondersi. Perchè? mi domandò, stupita del mio atto. Io la guardavo come chi non presta fede ai suoi occhi. E, da prima, credetti proprio a una allucinazione.

Non è nulla! balbettai... incomincio a rimettermi... e poco dopo mi alzai macchinalmente. Venite... venite dunque, mi ripeteva la Veronica. Avanzai barcollando, e senza sapere ove andassi, mi affacciai alla finestra. Oh quale spettacolo!... una vezzosa bimba, portata sulle braccia d'una contadina brianzola, mi mandava un bacio. Era il primo bacio della contessa Savina... a suo nonno.

Agata era una ragazza bionda cogli occhi chiari, ma per me una bionda non era una donna, od era una donna incompleta ed incolore. Avevo sempre presente come unico modello di bellezza femminea la contessa Savina, co' suoi capelli neri, cogli occhi e i sopraccigli corvini.

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