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CRICCA. Se avete giudicato Eugenio degno di vostra figlia, sará ancor degno il signor Lelio di Sulpizia sua figlia. GUGLIELMO. Io di ogni vostro contento ne resto contentissimo: ho avuto sempre desio di parentarmi con Pandolfo. CRICCA. Voi con la vostra inopinata venuta sarete cagione di molto contento.

Ma passati pochi anni, tuttociò non ha guari piú interesse se non per chi scriva forse qualche articolo di bibliografia, biografia, o storia letteraria. E cosí sará probabilmente dei particolari seguenti che mi paiono ora necessari.

Volsimi a loro e <<O gente sicura>>, incominciai, <<di veder l'alto lume che 'l disio vostro solo ha in sua cura, se tosto grazia resolva le schiume di vostra coscienza si` che chiaro per essa scenda de la mente il fiume, ditemi, che' mi fia grazioso e caro, s'anima e` qui tra voi che sia latina; e forse lei sara` buon s'i' l'apparo>>.

ALBUMAZAR. Cera da far candele: la forca prolongar la potrai ma non scampare! Ma ditemi: costui è vostro servo? PANDOLFO. Si bene. ALBUMAZAR. Fate sonare la campana a mortorio. PANDOLFO. Ancor non è morto. ALBUMAZAR. Sará ucciso fra poco e li sará passato il cuore da mille punte.

PROTODIDASCALO. Ma penso fin ora ne sará fatto cerziore tuo padre Filastorgo che è nome greco, «apò philin, apò astorgin», «ab amando filium», «che ti ama molto»; onde o ti richiamerá a Roma overo un giorno tel vedrai: «Quem quaeritis? adsum»; ché non solo verrá qua equester o pedester ma navester ancora.

E, percioché, come di sopra è mostrato, lusinghevolmente sottentrano i vizi, e cominciano in etá nella quale pienamente conosciuti non sono, dice l'autore non ricordarsí come questa via diritta abbandonasse. E credibile è. Chi sará colui che pienamente della origine delle sue colpe si possa ricordare?

Raguarda Gregorio dolce, Silvestro e gli altri antecessori e subcessori che sonno seguitati doppo el principale pontefice Pietro, a cui furono date le chiavi del regno del cielo da la mia Veritá, dicendo: «Pietro, Io ti do le chiavi del regno del cielo; e cui tu scioglierai in terra sará sciolto in cielo, e cui tu legarai in terra sará legato in cielo».

CLEMENZIA. Che volete ch'io vi renda? FLAMMINIO. Il mio ragazzo che s'è fuggito in casa tua. CLEMENZIA. In casa mia non vi è servidor nissun vostro; ma bene una serva. FLAMMINIO. Clemenzia, e' non è tempo da muine. Tu mi sei stata sempre amica, ed io a te; tu m'hai fatti de' piaceri, ed io a te. Or questa è cosa che troppo importa. CLEMENZIA. Qualche furia d'amor sará questa. Orsú, Flamminio!

Tosto sara` ch'a veder queste cose non ti fia grave, ma fieti diletto quanto natura a sentir ti dispuose>>. Poi giunti fummo a l'angel benedetto, con lieta voce disse: <<Intrate quinci ad un scaleo vie men che li altri eretto>>. Noi montavam, gia` partiti di linci, e 'Beati misericordes! fue cantato retro, e 'Godi tu che vinci!.

NEPITA. Padrona, di grazia, ascoltate, ché certo sará altro di quel che pensate. SANTINA. Ragiona presto, finiamola: ti vo' dar questa sodisfazione prima che facci la festa di fatti tuoi. GERASTO. Sappi per certo, moglie mia cara, ch'io son stato innamorato di Fioretta, e per dirtelo chiaro, arei pagato la robba, i figli e la vita, per godermi una volta lei,...