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Aggiornato: 17 giugno 2025
Sapevano certo di essere lontani dalla bella colombaia di Abano con le sue ampie scodelle piene di miglio e granoturco e i cestini per le covate, elegantemente sospesi e bene spaziati. Questa è una terra diversa, rude e selvaggia e rimbombante di fragori più forti che le tempeste del cielo. Alzarono tutti e quattro il becco guardandoci con gli occhietti umani cerchiati di rosa. Raby, sono pronti!
Chi sarai?... Debole Corpo impossente Di mal nudrito, In buia, torpida, Rude ignoranza Inebetito?... Chi sarai?... Libera Alma selvaggia Di lottatore, De l’imo popolo, Del solco vergine Sôrto dal cuore?... Tu giochi, ingenuo; Ma l’aria e l’ombra San di tempesta.
La chiesa di Bevadoro puzza come una stalla ed è piena di contadine che hanno un odore forte, belle vesti a colori. Alcune zoccolanti. Altre fruscianti in calze di seta e scarpini. Siamo seduti sul primo banco. Don Luca, prete di Bevadoro, rude sessantenne, abbronzato, ha due piccoli ragazzini di otto anni che servono la messa. Sembrano ammaestrati.
Il linguaggio semplice, rude di quell'uomo la persuadeva più di tanti cavilli, di tanti discorsi contorti, studiati, reticenti, che avesse udito sin allora. L'uno e l'altra continuavano, chinati, a cogliere i fiori. Diana ripensava molto a quelle parole: il conte di Squirace, che si dicea dovesse sposare la principessa. La principessa poteva aver avuto qualche influsso su quel delitto?
I presentimenti di donna Laura non tardarono ad avere aspra conferma dai fatti. In una notte invernale il palazzo fu invaso dalla polizia: non ci fu angolo più riposto che gli agenti con rude fiscalit
In letteratura io e la Kuliscioff siamo divisi da un abisso. Ella, se l'ho capita bene, sente ancora dell'affezione per la vita romanzesca intessuta dalla fantasia dell'autore e drappeggiata nella fraseologia che non lascia esalare i cattivi odori dell'ambiente. Io sono più rude. Spalanco tutte le porte, discendo in qualunque fogna e mi servo del linguaggio dei personaggi che riproduco.
San Jacinto de Mercedes. Il mio ospite, questo estanciero bolognese che mi fa gli onori di casa della campagna americana un simpatico tipo da romanzo, uno di quegli avventurosi eroi alla Ohnet che ritrovano in una esistenza di rude lavoro la ricchezza perduta per una gioventù spensierata e mondana , mi dice di amare molto la sua vita di solitudine selvaggia. E io lo credo bene.
Egli voleva però mettere a partito, anzi tratto, un successo che gli sembrava più probabile, e meno rude a cogliere: il terrore della duchessa. Vitaliana lo aspettava. Ella non aveva chiuso occhio in tutta la notte. I suoi occhi, tutti rossi, cerchiati di livido, attestavano ch'ella aveva pianto lunghe e lunghe ore.
Cerchi forse la pace?... O il glacïale Rude schiaffo dei venti? Nulla qui, nulla a soggiogarti vale? Che temi tu, se al buio ti cimenti? Di che razza sei tu, se non t’adombra Il velame dell’ombra? Nata alle aurore fiammeggianti e ai voli Dell’aquila fuggente, Nata a le vampe dei bollenti soli Sovra gli aurei deserti d’Oriente, Fra ciniche bestemmie e stanche fedi Un ideal tu chiedi!
E voltando così, si trovò faccia a faccia con un fattorino di piazza un ragazzo insolente dal berretto rosso sull'orecchia che portava un grande mazzo di fiori ravvolti in carta velina. Il ragazzo, dando di cozzo in Nancy, disse: Ehi! dove li ha gli occhi? Aprile disse a Nancy: «Sorridi!» Nancy sorrise e la fossetta s'incavò. Scusi! Mi rincresce, disse al rude ragazzo.
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