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GIRIFALCO. Non posso. PILASTRINO. Dissi bene che non mi degneresti. Non ci è peggio che essere, in questo mondo, pover'uomo; ch'ognun ti fugge. Avrem di buon pipioni in colombaia; e buon vin ne le bótte; e 'l pan, se non è poi bianco a tuo modo, manda per esso a casa. GIRIFALCO. S'io potessi, non mi aresti a pregare. PILASTRINO. E dove ceni? GIRIFALCO. A casa. PILASTRINO. Vedi che tu mi rifiuti.

Uno stormo di colombi di tutti i colori era disceso dalla colombaia, e svolazzava intorno alla fanciulla, arrestandosi sulle sue spalle o prendendole i granelli dalle mani. La campanella del pranzo richiamò in casa i due giovani. Il gatto che sapeva le ore meglio degli orologi, aspettava la sua parte sul balcone della cucina, e fu l’ultimo presentato.

E' vestita anche lei di penne, ma morbide, morbide che il giardiniere chiama seta, velluto, pelliccia... Nel muoversi intorno alla colombaia la signora batteva le mani con gioia dicendo: «Pagiolin, Pagiolin, tu sei il primo cantore!» e mi regalò un miglio speciale! La sua veste di seta e velluto cantava come me e come il Sole. Il Sole però tuba più forte di noi!

Oh! me ne intendo, me ne intendo, grida Pagiolin; io che sono il miglior cantore della colombaia. Col mio canto ho innamorato di me la bella Vluruuum. Che ridere! Bianchetto e Lulù non sanno cantare come me... Lo ha detto la moglie del colonnello, quella bella signora vestita di colori rumori fruscianti.

Sapevano certo di essere lontani dalla bella colombaia di Abano con le sue ampie scodelle piene di miglio e granoturco e i cestini per le covate, elegantemente sospesi e bene spaziati. Questa è una terra diversa, rude e selvaggia e rimbombante di fragori più forti che le tempeste del cielo. Alzarono tutti e quattro il becco guardandoci con gli occhietti umani cerchiati di rosa. Raby, sono pronti!

Per quella mattina non più ragionamenti con la fanciulla dei Guerri; fu solamente quello scambio di parole che era necessario nelle piccole vicende, nelle insignificanti peripezìe d'una visita al pollaio e alla colombaia.

Di Pio II, Enea Silvio Piccolomini, non può dirsi, che bene; fu dotto e buono, ed alle cose di amore decentemente inclinato, e con bel garbo ne dettò libri, i quali tuttavia si leggono; chi volesse rinfacciargli, che eletto Papa con la Bolla Execrabilis ritrattasse le antiche sue dottrine avrebbe torto; se si fosse condotto diversamente avrebbe tirato i sassi in colombaia: manco gli procederemo severi se negoziando la pace con Ferdinando di Napoli da uomo svelto con la utilit

Senza contare i maledetti scherzi che fanno i raggi del sole nelle matasse delle nuvole! Sembrano forbicioni d'oro, brutti come quelli del giardiniere che tagliano i bei rami d'acacia fiorita sulla colombaia! Ogni volta che il giardiniere s'avvicinava con quel brutto ordigno la bella Vluruuum s'immalinconiva non tubava più. Pagiolin pensa a Vluruuum... Tra due ore! due ore e mezzo al massimo, quanti baci piccoli, piccoli, minuti, minuti e quanti smorfiosi strofinamenti di collo per togliersi l'un l'altro amorosamente gl'insettucci! E quante ciarle! Trionfo! Pagiolin potr

Ah! se il mondo, se l'uomo, se la vita fossero ciò che ella dice, cento volte meglio la morte... Sono pazza, quasi quanto lei, aggiunse provandosi a sorridere; è nulla, un ingorgo delle glandule lacrimali; ora è passato; mi aspetti qui, vado a cancellarne ogni traccia coll'acqua fresca, poi le farò vedere il giardino, l'orticello, la colombaia....

Quel giorno Andrea si astenne dall’abuso del vino, e Pasquale diede fondo alle bottiglie quasi piene che rimasero sulla tavola. Si dimenticò di dare l’avena a Falcone e a Martino; i polli ed i colombi rientrarono al pollaio e in colombaia senza l’ultima porzione di becchime, e i conigli rimasero senza cena.