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Aggiornato: 20 maggio 2025
Or così teco a Dammogire io vegno? così nel real seggio mi ricevi? Ah Fortuna crudel, quanto disegno mi rompi! oh che speranze oggi mi levi! Deh, che cesso io, poi c'ho perduto questo tanto mio ben, ch'io non perdo anco il resto? 164 Questo ed altro dicendo, in lei risorse il furor con tanto impeto e la rabbia, ch'a stracciare il bel crin di nuovo corse, come il bel crin tutta la colpa n'abbia.
Mortella. Che prima di morire mi sia dato di crederti! È la mia preghiera ultima. Costanza. Credimi, credimi. Non senti la mia voce? Per un attimo, cessa di serrare il tuo cuore, rompi la durezza che lo fascia, per un attimo! Prendo su me tutto, e non quello. Ho peccato di passione ma non di nequizia. Se mi sono perduta davanti a te, non mi sono perduta davanti a me stessa.
Io lo consulto per passatempo; egli fa a modo suo, io al mio, e andiamo d'accordo come marito e moglie. Ma tu, piuttosto, perchè non rompi il tuo, e non te lo levi dai piedi? Bravo! e la gente di servizio? Esso è in casa un arnese necessario, fatale, come la noia per me; il suo tran tran ha dato la misura al tran tran della mia esistenza.
Diceva a l'aura il fiore: Aura pietosa, Che mi porti le brine alme e vivaci, Deh! per poco su me l'ali riposa L'ali dolci così, così fugaci; Tu in sen mi svegli ogni virtù nascosa; Son mia vita ed amor solo i tuoi baci; Deh! se posar non puoi rompi il mio stelo; Che teco io venga a spazïar pe'l cielo!
Vide la carrozza e lungi quell'alma vergine di concepire dubbi sinistri, gode invece in cuor suo, che qualche cosa gli rompi la mesta solitudine della via. E ratta s'avanza, s'avanza sempre. In questo punto la luna liberandosi dal nero nuvolone, che fin allora la tenne ostinatamente imprigionata piove un'onda di luce pallida.
Tu mi rompi il capo, ora. Vatti con Dio. PASQUELLA. Non vuoi venire? LELIA. Non, dico: non m'intendi? PASQUELLA. In buona fede, in buona veritá, Fabio, Fabio, che tu sei troppo superbo. E sai che ti ricordo? che tu sei giovinetto e non conosci il ben tuo. Questo favore non ti durerá sempre, no.
MALFATTO. Per quale? per questa? PRUDENZIO. Per quella, sí. MALFATTO. Be', io voglio andar da quest'altra, io. PRUDENZIO. S'io vengo lá, te farò... Aspetta! MALFATTO. Ecco ch'io vo, sú. PRUDENZIO. Corri, che te rompi el collo! MALFATTO. Olá! Aspettateme, ché lo mastro vole che ve venga dereto. Mastro, caminano troppo forte. Io non li posso agiognere. PRUDENZIO. E va', sciagurato!
SANTINA. Mi fai star tutta la notte in un canton del letto, sola; e se per disgrazia ti tocco le gambe, subito: Fatti in lá, che mi rompi il sonno, mi fai caldo. Io non sono storpiata né mi puzza il fiato. GERASTO. Tanti figli che abbiam fatto, dimostrano se ti abbi trattato male. SANTINA. Questo fu cosí nel principio. GERASTO. Or son vecchio, la complession non mi aiuta: vuoi che mi muoia?
Dan-dan di campana lontana che turbi la pallida Notte, che rompi la calma del sonno con grida d’angoscia, con rotte parole, che piangi, che incalzi ne l’ombra, portato da i venti, e piombi e ripiombi su i cuori, che al buio trasalgono, intenti: qual fiume strarìpa?... qual dramma si svolge di sangue fraterno?... qual fiamma divora le case, divora le vite, ed avventa ne i cieli da l’arse ruine con folle superbia le spire crudeli?...
Un flutto di tenerezza mi veniva alle labbra e si voleva mutare in parole. Una interna voce mi sospingeva: Su, coraggio, parla, dille che le vuoi bene da quando l'hai vista! Chiedila al buon Cataldo! Rompi l'indugio! Seppellisci una buona volta la tua tristezza! Ma non vedi che ti vuol bene?...
Parola Del Giorno
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