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Aggiornato: 16 maggio 2025


Or così teco a Dammogire io vegno? così nel real seggio mi ricevi? Ah Fortuna crudel, quanto disegno mi rompi! oh che speranze oggi mi levi! Deh, che cesso io, poi c'ho perduto questo tanto mio ben, ch'io non perdo anco il resto? 164 Questo ed altro dicendo, in lei risorse il furor con tanto impeto e la rabbia, ch'a stracciare il bel crin di nuovo corse, come il bel crin tutta la colpa n'abbia.

Il pagan si provede, e cava terra, fossi e ripari e bastioni stampa; va rivedendo, e tien le guardie deste, tutta notte mai l'arme si sveste. 164 Tutta la notte per gli alloggiamenti dei malsicuri Saracini oppressi si versan pianti, gemiti e lamenti, ma quanto più si può, cheti e soppressi.

XXVII, p. 164 e 170-71; anni 1778 e 1781. Le notizie della vita miseranda alla quale i captivi andavano assoggettati erano commoventi. «Spogliati e lasciati in camicia e con un bastone sugli occhi», essi venivano trascinati schiavi al bagno; poco e muffito pane, il nutrimento: scarsa e malsana l’acqua, pesanti i ceppi ai piedi.

³⁷⁰ Liban., II, 164, 5 sg. ³⁷¹ Gregor., 75. ³⁷² ινα μὴ μάρ

DEL CERRO E., Misteri di Polizia; storia italiana degli ultimi tempi, ricavata dalle carte d'un Archivio segreto di Stato, pag. 164 e segg.

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