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Aggiornato: 11 ottobre 2025
Per l'anima di... gridò egli, dando di fuori senz'altro. Che cos'è quest'accusa che voi mi fate? Credete voi che l'arte s'insegni come il leggere, scrivere e far di conto? Bietoloni! Anch'io sono stato a scuola, e ricordo come insegnava Taddeo Gaddi, che a sua volta ricordava come insegnasse Giotto di Bondone. Macinavo, mesticavo, aprivo la bottega e la chiudevo, come voi; facevo le imbasciate del maestro, maneggiavo la granata, secondo il bisogno, e molto più che non maneggiassi i pennelli; insomma facevo ogni più umile ufficio come voi. Con questa differenza, per altro; che voi vi lagnate, ed io non mi lagnavo; che voi non intendete nulla di nulla, ed io cercavo di profittare degli esempi che avevo sott'occhio. Guardando ciò che il maestro faceva, io, bene o male, e mettete pure che fosse male, ho imparato a fare anch'io qualche cosa. Indovinavo, dov'era facile indovinare, e quello che non intendevo alle prime, chiedevo al maestro. È dei maestri il rispondere, non gi
Entrammo in un primo cortile fiancheggiato dalle scuderie e da questo passammo in un piccolo giardinetto che ricordava quelli dei nostri curati da campagna, se qualche palma o banano non ci avesse fatti accorti della distanza che ci separava.
Ricordava egli colla mente i mesi passati; le lunghe riluttanze di Bianca a concedergli la sua mano; e all'idea che si formava di quel Giuliano a lui sconosciuto, s'univa la memoria di quel giovane capitato a C... in sul finire delle danze la sera delle sue nozze; e il senso fatto allora da colui su Bianca, gli pareva ora una stessa cosa col turbamento da essa provato a udire quel nome.
Si vantava di essere ritornato?... Ah! Ah! Ah! La faceva ridere davvero! Non si ricordava com'era ritornato?... Chiamato, invitato, da quel buon diavolo di Pietro, che non poteva vivere senza vederlo e aveva bisogno di un aiuto per vangare il campo grande!
Bruno ingoiò una tazza di tè, sogguardando il conte, fattosi canuto precocemente ma sempre mellifluo, con un sorriso dolciastro sulle labbra. Il giovane sentiva in lui l'ipocrisia. S'alzò, s'inchinò e se ne andò. Duccio Massenti! Aveva un vecchio conto da saldare; ricordava bene ch'egli aveva offesa Nicla in altri tempi; non sapeva come, non sapeva perchè, ma l'aveva offesa.
Sì, questo era stato a Napoli. Nancy se lo rammentava. Nella gloria confusa delle cangianti scene, alcuni ricordi emergevano nitidi e chiari nella memoria di Nancy. Era a Napoli che nel vasto teatro gremito avevano dimenticato di serbare un posto per lei. E il direttore del teatro era venuto a dirle che una signora ch'egli conosceva, gentilmente le offriva un posto nel suo palco: palco numero cinque, seconda fila Nancy se lo ricordava ancora! E mentre Anne-Marie, gi
Ma il suo pallore, che ricordava la pugna sostenuta e facea fede d'una lunga malattia, non lasciava por mente a cotesto, e gli occhi della nobile comitiva si volsero a lui, schiettamente amorevoli.
Quella stupida della Cammilla, per esempio, no; lei avrebbe dovuto pensarci... E a un tratto, vedendo che nessuno si moveva, che nessuno si ricordava di... di quello di sopra, perdette la pazienza e sgridò la Cammilla perché aveva messo troppo aceto nell'insalata.
Nel suo capo si fece come un vuoto, ma il quale pure era un importabile dolore. Non sapeva più di niente, non pensava più niente, non si ricordava più nemmanco, la misera: solo soffriva e sentiva di soffrire immensamente. Quindi questo immenso spasimo poco a poco prese una nuova tinta, e si congiunse ed anzi fu predominato da un immenso terrore.
Non solo nel Maiwein ma in tutta la silvestre scena vi era una poesia che il segreto dramma mi impediva allora di gustare, ma che ritorna ora serena nella mia mente. Si stava aspettando che l'odore del Waldmeister passasse nel vino, e io parlavo con la signora Treuberg dei nostri amici comuni. Ella ricordava lontani giorni passati con loro nella piccola citt
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