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Aggiornato: 5 maggio 2025


Cristo cavalcò una sol volta sopra l'asino, ma gli soi discepoli trionfalmente a le piú volte si fanno portare dove a piè andare devrebbono. «Quid faciet sub tunica poenitentis regius animus? qui alios vult regere, alios iudicare et a nemine regi et a nemine iudicariHIERONIMUS.

E ciò detto, si va a riunire agli altri compagni. Gli araldi chiamano poscia Elisabetta. Questa, che era vecchia, sorda, esce fuori tutta frettolosa, vestita di bianco, e gonfia come in procinto di partorire, e voltasi ai coristi dimanda: Quid est rei, quid me mei? L'è una chiesa di casa del diavolo qui, signori miei! Non si può stare neppure comodamente a dire una litania!

S'intende che, per questo capriccio della marchesa, anco Ariberti aveva rinunziato alla vita dei campi, che amava pur tanto e che gli sarebbe tornata così utile, per ristorarlo dalle fatiche e dalle molestie di tutto l'anno. Quid foemina possit! Gi

Summe opifex rerum, pater instaurator et unus, qui Deus existens coelo terraque potenter cuncta regis, certo dum lapsu saecula torques, en ego, si ante tuum debentur vota tribunal assistique hominum curae trutinisque movendae, quid faciam, tanto qui absumpto tempore noctes produxi vigiles ea per figmenta, volumen nugarum aedificans?

Non altrimenti le Corti di amore, i colori della dama valorosamente portati in Palestina e l'ambito premio del torneo, ci rappattumano colle feroci memorie del Medio Evo. Quid foemina possit....

Nell'Arte Poetica di ORAZIO troviamo il verso 249, che dice: Nec si quid fricti ciceris probat, et nucis emptor; e nella Bacch. di PLAUTO l'altro, concepito: Tam frictum ego illum redeam quam frictum est cicer.

«Quid memorem infanda caedes; quid facta tyranni Effera? Di capiti ipsius, generique reservent. VIII, v. 482.

At mox Orlandi grandissima bella nasavit, non vacat ultra deponentia discere verba, non species, numeros, non casus atque figuras, non Doctrinalis versamina tradere menti. Regula Donati, prunis, salcicia coxit; ivit et in centum scartozzos Norma Perotti. Quid Catholiconis malnetta vocabula dicam, quae quot habent letras tot habent menchionica verba, et quot habent cartas tot culos illa netarent?

Ma, accioché noi cognosciamo qual fosse la grazia di Dio, dalla quale l'autore tócco si movesse a destarsi del sonno mortale, nel quale la mente sua era legata, e a ravvedersi in qual pericolo fosse l'anima sua è da sapere, come il «maestro delle sentenze» afferma, esser quattro grazie quelle che la divina bontá ci presta alla nostra salute: delle quali la prima è chiamata grazia «operante», della quale dice san Paolo: «Per la grazia di Dio io sono quello che io sono»; la seconda grazia si chiama grazia «cooperante», e di questa dice san Paolo medesimo: «La grazia di Dio non fu in me vacua»; la terza grazia si chiama «perseverante», della qual dice il salmista: «Et misericordia eius subsequatur me omnibus diebus vitae meae»; la quarta grazia si chiama «salvante», della quale si legge nell'Evangelio: «De plenitudine eius omnes accepimus gratiam per gratiam». Fa adunque la prima grazia, del malvagio uomo, buono, come nel Libro della sapienza si scrive: «Verte ipsum, et non erit»; e san Paolo dice: «Fuistis aliquando tenebrae, nunc autem lux in Domino». La seconda, cioè la cooperante, fa del buono, migliore; e di ciò dice il salmo: «Ibunt de virtute in virtutem». La terza, cioè la perseverante, ne trasporta della via nella patria, della quale dice l'Evangelio: «Qui perseveraverit usque in finem, hic salvus erit»; nell'Apocalissi si legge: «Quicumque vicerit, dabo ei edere de ligno vitae, quod est in paradiso Dei mei»; e in altra parte nell'Apocalissi medesimo: «Quicumque vicerit, faciam illum columnam in templo Dei mei». La quarta, cioè la salvante, secondo i meriti guiderdona i faticanti; di che l'Evangelio dice: «Quid hic statis quotidie ociosi? ite et vos in vineam meam, et quod iustum fuerit dabo vobis»; e san Paolo: «ut recipiat unusquisque secundum ea quae fecit». Di queste quattro grazie, delle quali ho alquanto parlato, percioché piú volte nel processo di questo libro se n'ará a ragionare, piú diffusamente se ne vorrebbe esser detto; nondimeno questo basti al presente.

Essi si onorano di una stretta di mano, di una parola lusinghiera, di un sorriso, delle moine di un ministro; essi volteggiano, come farfalle, sempre intorno ai banchi dei membri del Gabinetto. I Toscani pajono indecisi; essi portano scritto sulla loro bandiera: Ne quid nimis!

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