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Aggiornato: 14 maggio 2025


Eh! eh! madre priora, sento dire che quel religioso in sua gioventù fosse un po' cervellino strambo, ben s'intende avanti di vestir l'abito. Delicta juventutis meae ne reminiscaris, Domine, prese a dire la priora: in gioventù tutti più o meno avemmo i nostri falli; speriamo che il Signore voglia dimenticarli.

Ma, accioché noi cognosciamo qual fosse la grazia di Dio, dalla quale l'autore tócco si movesse a destarsi del sonno mortale, nel quale la mente sua era legata, e a ravvedersi in qual pericolo fosse l'anima sua è da sapere, come il «maestro delle sentenze» afferma, esser quattro grazie quelle che la divina bontá ci presta alla nostra salute: delle quali la prima è chiamata grazia «operante», della quale dice san Paolo: «Per la grazia di Dio io sono quello che io sono»; la seconda grazia si chiama grazia «cooperante», e di questa dice san Paolo medesimo: «La grazia di Dio non fu in me vacua»; la terza grazia si chiama «perseverante», della qual dice il salmista: «Et misericordia eius subsequatur me omnibus diebus vitae meae»; la quarta grazia si chiama «salvante», della quale si legge nell'Evangelio: «De plenitudine eius omnes accepimus gratiam per gratiam». Fa adunque la prima grazia, del malvagio uomo, buono, come nel Libro della sapienza si scrive: «Verte ipsum, et non erit»; e san Paolo dice: «Fuistis aliquando tenebrae, nunc autem lux in Domino». La seconda, cioè la cooperante, fa del buono, migliore; e di ciò dice il salmo: «Ibunt de virtute in virtutem». La terza, cioè la perseverante, ne trasporta della via nella patria, della quale dice l'Evangelio: «Qui perseveraverit usque in finem, hic salvus erit»; nell'Apocalissi si legge: «Quicumque vicerit, dabo ei edere de ligno vitae, quod est in paradiso Dei mei»; e in altra parte nell'Apocalissi medesimo: «Quicumque vicerit, faciam illum columnam in templo Dei mei». La quarta, cioè la salvante, secondo i meriti guiderdona i faticanti; di che l'Evangelio dice: «Quid hic statis quotidie ociosi? ite et vos in vineam meam, et quod iustum fuerit dabo vobis»; e san Paolo: «ut recipiat unusquisque secundum ea quae fecit». Di queste quattro grazie, delle quali ho alquanto parlato, percioché piú volte nel processo di questo libro se n'ará a ragionare, piú diffusamente se ne vorrebbe esser detto; nondimeno questo basti al presente.

CONfodit SORS ME VSum ROBoris ERige TUScha Sphera, necis causa est non nisi nulla meae.

Ah! esclamò, è un latino che capisco anch'io. Dominus, pars haereditatis meae et calicis mei: tu es qui restitues haereditatem meam mihi. È una citazione di Rénan; come sar

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