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Quand'egli soffriva troppo, quando s'accorgeva di farla troppo soffrire, si alzava con uno sforzo. A domani. Uno di quei giorni, poco dopo che Mario Vergalli era uscito, la Teresa si vide comparir dinanzi la sua amica Giulia Orfei, la stessa che un paio di settimane addietro le aveva scritto dai colli Berici.

E ad accrescerlo dopo alcuni istanti s'udì lo squillo di una campana, squillo atteso da lui con tremore e sgomento. Era quello il segno con cui veniva chiamato il duca a recarsi nella gran sala di palazzo dove tutto il suo seguito stava raccolto per ritirarsi con lui in castello. Essendo assolutamente vietato di recarsi in quella sua sala, quand'egli si trovava colle sue donne, con quel segnale veniva chiamato ogni qual volta fosse bisogno della sua presenza. E a quello infatti il duca si alzò.... Era diventato più pallido la met

Biale aveva ancor egli una moglie e una figliuola dilettissime, e con pena pensava egli pure alla sorte di quelle care persone, quand'egli soccombesse. Vennero a promettersi scambievolmente che quello dei due sopravvivesse non avrebbe abbandonato la famiglia del caduto e glie ne terrebbe luogo per quanto gli fosse possibile.

Pareva che il padre l'avesse costretta a sposare il marchese per le sue ricchezze. Essa amava un altro signore, grandemente invaghito di lei. M'immaginai dunque che si affliggesse d'averlo perduto, ma però non me ne ha parlato mai. La mia padrona procurava di nascondere le sue lacrime al marito. Io la vedeva spesso dopo i suoi trasporti di dolore, prendere un'aria tranquilla quand'egli entrava.

Egli ricordò. Ricordò le parole che quella stessa canzone gli aveva inspirate una notte non lontana, sulla strada di Nimis, quand'egli credulo, felice, sicuro, piegavasi all'orecchio della sua Loreta, appassionato come un amante, mormorandole un complimento che era una carezza, una benedizione, l'espressione fervidissima della riconoscenza ch'egli le doveva per la propria felicit

L'Imbonati, non credendo forse ancora imminente l'ultimo suo giorno, avea diretta al giovine Manzoni che, in quel tempo, dovea condurre fra la gioventù milanese una vita alquanto dissipata, una prima ed ultima lettera eloquente, dove gli dava alcuni suoi consigli amorosi, fiducioso certamente di deporre il buon seme in ottimo terreno. Il Manzoni, alla sua volta, rispose con una lettera caldissima; ma la risposta arrivò all'Imbonati, quand'egli avea gi

Via soggiunse Gasparo raddolcendo la voce. Di che cosa vuoi parlarmi? Di... di Leonardo disse Fortunata tutta tremante. Me l'aspettavo.... Ebbene?... Non hai dovuto riconoscer tu stessa che t'era impossibile viver con lui?.... E quand'egli ha stancato una pazienza come la tua!...

Egli le aveva raccontato molti fatti della sua vita, che gli amici più intimi di lui ignoravano; e senza amarlo, ella ne sentiva la protezione e la forza. Quand'egli partiva o da San Don

L'Albani piegò le ginocchia un tremito convulso gli scosse le membra indi proruppe in uno sfogo di lacrime. Quand'egli levossi per riprendere il cammino: Ho sentito la voce di Dio! esclamò l'Albani con accento rassegnato: io avrò forza per compiere il duro pellegrinaggio... Espierò la mia colpa... rivivrò nella stima e nell'amore dei fratelli... purchè voi non mi abbandoniate!

E però l'uomo il più potente per Genio nei nostri tempi mostrò al mondo attonito due vite in una: la prima, quand'ei rappresentava una Idea; vita di concetti giganteschi e miracoli di vittorie; la seconda, quand'egli, inebriato d'egoismo e di spregio, non rappresentava che stesso; vita di errori e disfatte.