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RONCA. Fuggi quanto vuoi, ché noi ti giungeremo, traditoraccio. CRICCA. Oh oh! PANDOLFO. Cricca, che hai che gridi cosí forte? CRICCA. Son morto, non mi date piú, son morto giá! PANDOLFO. Come sei morto se tu parli? CRICCA. Poco ci manca a morire, ci è rimasto un poco di spirito. PANDOLFO. Che hai?

VIGNAROLO. Goffo! perché mi salvai nuotando. VIGNAROLO. Ed io avea promesso Artemisia a Pandolfo per moglie, ed egli a me Sulpizia sua figlia.

Ma avèrti, giovane, che io son Guglielmo, e son colui che andai in Barbaria per saldar le ragioni con quel mio compagno, ed io promisi la mia figlia a Pandolfo; ma se io non sono posso essere altro che io, e tu non sei puoi essere altro che Guglielmo, tutti duo saremo Guglielmo e tutti duo saremo uno.

Mi raccomando. PANDOLFO. O diavolo, o trenta diavoli, o traditore, o gaglioffo can mastino, se non te ne farò patir la penitenza, possa morir squartato! Me l'hai accoccata: giá il dolore e l'affanno è tanto che mi stringono il cuore che non so come non muoia.

ALBUMAZAR. Bene dixisti, ché il sapientissimo Tolomeo egiziano disse: »Sapiens dominabitur astris». Gramigna, calami giú quel cappello e talari di Mercurio, fatti sotto ponto di Mercurio ascendente nel suo segno. PANDOLFO. Io non mi partirò tutto oggi da' vostri piedi.

Io son per proporvi un partito. RONCA. Ecci guadagno? ALBUMAZAR. Per altro non m'affatico. RONCA. Eccoci pronti, o piú pazzi e piú bestie che mai! ALBUMAZAR. Appena giunsi qui in Napoli, che fui richiesto da uno certo Pandolfo, vecchio ricco di danari e mobili di casa, che sta innamorato; ché se l'etá gli scema il cervello, l'amor gli lo toglie in tutto.

SULPIZIA. Io confermo tutto quello che dice mio fratello. LELIO. Ed io, padre mio caro, come vi son stato ubidientissimo in tutta la vita, cosí vi sarò in questo e in qualsivoglia altra cosa che mi commandarete; e il medesimo vi promette Artemisia mia sorella. ARTEMISIA. Mi contento di tutto quello di che si contenta mio padre e mio fratello. GUGLIELMO. E voi, signor Pandolfo?

PANDOLFO. Con questo tuo ridere mi cresce la rabbia: la camera è rimasta piú netta che un specchio! PANDOLFO. Da maledetto senno! la fenestra verso levante è aperta e scassata, e dubito che di sieno state levate le robbe. ALBUMAZAR. Pandolfo, che avete che gridate cosí alto? PANDOLFO. Tutto l'apparecchio è stato tolto dalla camera! ALBUMAZAR. Sperate bene.

PANDOLFO. Se son vecchio son tagliato a buona luna, e il legno tagliato a buona luna dura gran tempo gagliardo e non fa tarli: «Il vino vecchio è miglior del nuovo», «Gallina vecchia fa buon brodo», «Lardo vecchio bona minestra». CRICCA. Il fatto sta che voi non sète lardo legno vino gallina. PANDOLFO. Non sai tu quel proverbio: «Trista quella casa dove non è un vecchio»?

Non vo' piú moglie; e giá bandisco da me tutte le speranze del mondo, e mi restará per penitenza del mio sproporzionato desiderio, che ne arrossirò ogni volta che ne sentirò parlare. CRICCA. Andiamo, padrone, ché la tardanza non vi offenda. PANDOLFO. Andiamo presto a ricuperare le robbe e poi attenderemo a' sponsalizi de' figli. Tu, licenza costoro.