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Aggiornato: 26 maggio 2025
PANDOLFO. Ed or piú che mai, manigoldo, gaglioffo, traditore, assassino! VIGNAROLO. O misero me e infelice, che volete fare? PANDOLFO. Farte misero e infelice come hai tu fatto me misero e infelice! VIGNAROLO. Merito io questa ricompensa da voi? PANDOLFO. Quella ricompensa che hai tu dato a me! VIGNAROLO. Deh! non..., deh! non..., per amor.... PANDOLFO. Per amor del diavolo!
CRICCA. Che flussi: di sangue o di cacaiole? PANDOLFO. Dice «influssi» e non «flussi», bestiaccia! Doppo l'osservazione avremo audienza noi? GRAMIGNA. Si porrá a tavola a mangiare e bere. PANDOLFO. Che berrá? che mangiará questa mattina? GRAMIGNA. Una Venere allessa e un Mercurio arrosto. PANDOLFO. Perché Venere prima e poi Mercurio? GRAMIGNA. È uomo fuor del naturale.
PANDOLFO. Ove son le ferite, ove i buchi? ti ho tòcco pur tutto e non ci è nulla. CRICCA. Son tutto una ferita, tutto un buco, ogni cosa che tocchi è ferita o buco, però non troverai nulla. PANDOLFO. Io non tocco né vedo piaga. CRICCA. Pian piano, di grazia, non toccate ché mi fate male, non mi fate morire innanzi tempo. PANDOLFO. Io dico che non hai male alcuno.
CRICCA. Vi restituiranno quanto avete perduto. PANDOLFO. La restituiranno? CRICCA. Restituiranno. PANDOLFO. Perché dunque avean negato darmela? CRICCA. Per tôrsela per loro; ma non è piaciuto la godessero, ed al fin sará pur vostra. PANDOLFO. Quando dunque me la restituiranno? CRICCA. Or ora, quando voi vorrete. PANDOLFO. Perché non andiamo volando? perché trattenermi in parole?
PANDOLFO. Tu non sai di che giurare, e dici: Giuro a. CRICCA. Giuro tutto quello che volete e non volete. PANDOLFO. Poiché sei cosí frettoloso al giurare, sarai piú volontaroso a non osservare. CRICCA. Se ben dovrei pregarvi che non vi fidiate di me, pur per il desiderio che ho di servirvi vi prego che ve ne fidiate.
PANDOLFO. Come farò che non ho tanti drappi in casa né tanti argenti? ALBUMAZZAR. Potrete tôrgli in prestito, ché serviranno solo per quattro ore e si potranno restituire a' padroni subito subito. E se vi fossero alcune provature bianche e fresche e altri frutti bianchi, pur sarebbono a proposito. PANDOLFO. Tutto si ará.
Io andrò a tôr le mie armi, astrolabi, meteoroscopi, e per via di azimut e almicantarat prepararò le cose necessarie. Voi andate a tôr li argenti e paramenti in prestito e l'altre cose che vi ho detto, e lasciate ordinato in casa che si sgombri la camera e poi s'orni. PANDOLFO. Sará fatto in un subito quanto avete ordinato. ALBUMAZAR. Vo e volarò qui fra poco. PANDOLFO. Andate felice!
CRICCA. Dell'astrologo che ci rubbò li argenti. PANDOLFO. Io stavo col pensiero ad Artemisia e pensava che ragionasse di lei! Che cosa mi volevano restituire? CRICCA. L'argentaria. PANDOLFO. Cancaro mangia te e l'argentaria! CRICCA. Non vi basta l'aver perdute tante robbe; ed è il peggio, della burla che vi è stata fatta: e pur col pensiero ad Artemisia?
PANDOLFO. Or mentre l'astrologo sta trasformando il vignarolo, Cricca, vo' dirti un mio pensiero. CRICCA. Dite. PANDOLFO. Non mi basta il core a donar all'astrologo la catena d'oro che gli ho promesso. CRICCA. Chi ha promesso attenda. PANDOLFO. Confesso che fui troppo voluntaroso, e me ne pento.
VIGNAROLO. Che «causa», che «sentenza» dite voi? PANDOLFO. Di far mi perdere la mia sposa. E che vo' far della mia vita senza lei? VIGNAROLO. Quanto ho fatto tutto ho fatto per vostra sodisfazione. PANDOLFO. Di quella sodisfazione che tu mi hai dato, te ne pagherò io in castigarti come io fo; e se non ti uccido, è per mancamento di forza, non di volontá.
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