Vietnam or Thailand ? Vote for the TOP Country of the Week !

Aggiornato: 13 luglio 2025


Soffrivo e non volevo mostrarglielo; piangevo in segreto e mi presentavo a Lui sorridente e gaia; ma a tutto il mio lavorio di indifferenza Egli ne opponeva un altro egualmente tenace di durezza, quasi di sprezzo. Il maggior punto della sua difesa in questo senso era di non intrattenermi più de' suoi pensieri, de' suoi progetti, de' suoi sogni.

Questo era l'aspetto della partita veduta dal lato dell'Americano. Mutiamo campo. Veduto dal lato del negro l'aspetto della partita si rovesciava. Al sistema dell'ordine sviluppato dall'apertura dei bianchi, il negro contrapponeva il sistema del più completo disordine; mentre quegli si schierava simmetrico, questi si agglomerava confuso, quegli poneva ogni sua forza nell'equilibrio dell'offesa e della difesa, questi aumentava ad ogni passo il proprio squilibrio, il quale, pel crescente ingrossar della sua massa, diventava esso pure, in faccia allo schieramento dei bianchi, una vera forza, una vera minaccia. Era la minaccia della catapulta contro il muro del forte, della carica contro il carré: mano mano che la parete mobile del bianco s'avanzava, il proiettile del negro si faceva più possente. I due eserciti erano completi uno a fronte dell'altro; non mancava un solo pezzo una sola pedina, e codesta riserva d'ambe le parti era feroce. L'Americano non iscorgeva in sul principio nella posizione del negro che una inetta confusione prodotta dal timor panico del povero Tom; ma appunto per la sua inettitudine gli pareva che quella posizione impedisse un regolare e decisivo assalto. Ma il negro vedeva in quella confusione qualcosa di più: tutta la sua natural tattica di schiavo, tutta l'astuzia dell'etiopico era condensata in quelle mosse. Quel disordine era fatto ad arte per nascondere l'agguato, le pedine fingevano la rotta per ingannare il nemico, i cavalli fingevano lo sgomento, il re fingeva la fuga. Quello squilibrio aveva un perno, quella ribellione aveva un capo, quel vaneggiamento un concetto. L'alfiere che Tom aveva collocato fin dal principio alla terza casa della regina, era quel perno, quel capo, quel concetto. Le torri, le pedine, i cavalli, la regina stessa attorniavano, obbedivano, difendevano quell'alfiere. Era appunto l'alfiere ch'era stato rotto ed aggiustato dall'Americano; un filo sanguigno di ceralacca gli rigava la fronte e calando giù per la guancia, gli circondava il collo. Quel pezzo di legno nero era eroico a vedersi; pareva un guerriero ferito che s'ostinasse a combattere fino alla morte; la testa insanguinata gli crollava un po' verso il petto con tragico abbattimento; pareva che guardasse anche lui, come il negro che lo giuocava, la fatale scacchiera; pareva che guatasse di sott'occhi l'avversario e aspettasse stoicamente l'offesa o la meditasse misteriosamente. Nel cervello di Tom quello era il pezzo segnato della partita; egli vedeva colla sua immaginosa ed acuta fantasia diramarsi sotto i piedi dell'alfier nero due fili, i quali, sprofondandosi nel legno del diagramma e passando sotto a tutti gli ostacoli nemici, andavano a finire come due raggi di mina ai due angoli opposti del campo bianco. Egli attendeva con trepidazione una mossa sola, l'arroccamento del re avversario, per dare sviluppo al suo recondito pensiero. Senza quella mossa tutto il suo piano andava fallito; ma era quasi impossibile che Anderssen ommettesse quella mossa. Tom solo vedeva e sapeva la sua occulta cospirazione e nessun giuocatore al mondo avrebbe potuto indovinarla. Al vasto ed armonico concepimento del bianco, il negro opponeva questa idea fissa: l'alfiere segnato; alla ubiquit

Fit Debbeud salì in sella coll'arabo, che stordito dalla percossa non opponeva la più debole resistenza e diede subito il segnale della partenza. I venti mahari eccitati dalla voce e dalle sferzate partirono celeramente dirigendosi verso le foreste del Bahr-el-Abiad, lontane una diecina di miglia.

Tuttavia sostenean che il pensar loro era un astratto di geometria; che degli antichi dettami il lavoro erano pregiudizi e scioccheria. Se si opponeva alcun del concistoro, si dicevan l'un l'altro: Andiamo via, ché le nostre scoperte e il nostro ingegno non han che far colle teste di legno.

Sandro, fingendo d'essere capitato a caso in quel luogo, offerse alla Nena di condurla a vedere le macchine: ma poi, dopo le macchine, dopo la stamperia, forzandola un po', violentando i no no debolissimi, paurosi ch'ella opponeva, volle mostrarle anche il suo quartierino e ... E quando la Nena pallida, sconvolta uscì da quella casa, confessava a se stessa di aver fatto male, assai male, a disubbidire la padrona e a ritornare a discorrere col signor Sandrino.

La lacrima che mi tracciò una riga sino al mento, avvertita dalle signore, servì di passaporto al loro animo, le sciolse dagli impacci del riserbo al contatto d'un forestiero, e me le improvvisò ausiliarie nell'indurre il barone, che opponeva la cecit

L'ottima signora Dal Bono era una natura un po' inerte, che avrebbe sempre voluto contentar tutti. In fondo, ella subiva il fascino di sua figlia; con suo marito non si metteva mai in contraddizione aperta, ma gli opponeva quella resistenza passiva ch'è l'arma più efficace dei deboli. Per Roberto ell'era, in complesso, una fida alleata; aveva sempre vagheggiato il matrimonio di lui con Lucilla, le mutate fortune degli Arconti le avevano fatto cambiar opinione. Desiderava sinceramente la felicit

Quindi levando la voce che superò lo schiamazzo che si faceva d'intorno, ordinava ai suoi si serrassero, ponessero le lance in resta, e così andassero avanti. Quel battaglione di ferro si avanzava sfondando quanto gli si opponeva; lento lento, come un carro pesante, si approssimava alla porta dell'Abruzzo, conosciuta ancora col nome di San Giovanni.

Quando le donne mancarono ai crociati in Palestina, dove la religione di Maometto si opponeva a qualunque illecito commercio coi cristiani, si fece venire dall’Europa un rinforzo di belle ragazze, che concorsero a modo loro al trionfo delle crociate.

Se la giovinetta consentiva a sposarlo, voleva significare che fra lei e il Re non correva alcuna relazione, se non amichevole. S'ella si opponeva alla domanda, ella, che un tempo amava il Venosa, potea tenerla per sua rivale, per sua nemica; e pensare a sbarazzarsene come avea fatto di altri suoi nemici.

Parola Del Giorno

garzone

Altri Alla Ricerca