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Avevo farneticato: Che inganno! Quel suo organismo, creduto capace di un perfetto concepimento, è fiacco, fiacchissimo per la creazione di un maschio! Non me lo dar

|Grisostomo.| In India la poesia... Ma, prima di tutto, mi piace d'avvertirvi, signori miei, che qui si parla d'un poeta, il nome del quale non fu registrato mai da' cancellieri del cosí detto Parnaso in veruna delle serie de' poeti legittimi. Il concepimento fantastico di Calidasa non discende, in linea retta in linea trasversale, da alcuno capostipite greco o latino.

Il gittare in mezzo a questo errore fondamentale di concepimento un principio morale, giusto e vero a nulla giova, perchè la falsit

Quel concorso strano di più avvenimenti, che a vicenda venivano ad urtarsi nel medesimo tempo, gli diede molto a pensare. Per quanto fosse uomo superiore, pure la morte della madre del Palavicino avvenuta quand'esso stava per maritarsi alla duchessa Elena, poi la cattura di Giampaolo Baglione successa nell'intervallo della di lui assenza da Roma, la quale avrebbe in poco di tempo fatta libera la Ginevra, ed ora l'arrivo di costei in Roma pochi giorni dopo la venuta di Manfredo stesso, salvo per miracolo, arrivo che pareva affrettato espressamente per mandare a vuoto il matrimonio di lui colla duchessa, gli parvero cose disposte troppo fatalmente perch'egli ci si volesse opporre. E a tutta prima sotto l'influenza di quel dubbio passaggiero venne quasi nella determinazione di lasciar correre le cose come voleva la fortuna, la quale sino a quel punto era stata molto più forte di lui, e della quale, per dir vero, in ciò che toccava il Palavicino, non era a lamentarsi punto. Venne quasi nella determinazione di togliersi affatto da quell'intreccio di cose, di lasciar Roma per qualche tempo, e di recarsi a Reggio a trovare i suoi concittadini. Furono però dubbi, pensieri e determinazioni di breve durata; e infine pensò che se più d'una volta la fortuna avea inestricato i fatti in modo da far credere non li potesse rompere più nessuno; più d'una volta, colla prudenza e coll'astuzia, era stata vinta essa pure. Il matrimonio poi del Palavicino colla signora di Rimini era per lui di una importanza troppo forte, troppo immediata per le cose d'Italia, perchè potesse persuadersi a lasciare anche quello in balia della sorte. Si studiò allora di credere che nel concorso dei fatti maturatisi in quegli ultimi giorni non ci fosse nulla di straordinario. Pensò finalmente che della Ginevra, alla quale il pontefice era venuto nella determinazione di fissare una ricchissima pensione, poteasi pure cavare un gran partito... Così a poco a poco tranquillatosi del tutto, cominciò a meditare le cose che gli rimanevano a fare, e quali prima e quali dopo. E fra le prime, stabilì di recarsi a fare un lungo discorso al Bembo ed a Leone appena la Bentivoglio fosse venuta a Roma e, contro la prima intenzione del pontefice medesimo, condurre le cose in modo che quella avesse tostamente ad uscire di Roma, per ridursi a vivere a Trento, dove da cinque anni aveva fermato la sua stanza il duca Francesco Sforza. In questo ravvicinamento il Morone riponeva molte delle sue speranze. Fatte così le prime linee di tal disegno con quella prontezza di concepimento che gli era tanto propria, stette aspettando che alla solita conversazione del Chigi venissero la duchessa e il Palavicino; ma per quella sera, con sua grande maraviglia non disgiunta da taluni timori, non vennero l'uno l'altra, onde il giorno successivo, che fu quello appunto dell'arrivo della Ginevra, si recò al palazzo di Elena per vedere se mai vi fosse qualche novit

Ed in una storietta che il maestro racconta, ed in altre sentenze ch'egli detta a' fanciulli, contengonsi alcune idee piú elevate di morale civile e religiosa, nelle quali, quantunque non si possa dissimulare il consueto peccato delle idee astratte, pure il vizio può dirsi minore che non nel libro italiano, essendosi dal tedesco qui almeno fatto qualche sforzo per inclinarle al concepimento puerile.

Un giorno, mio fratello domandò a Giuliana: E bene? Quanto tempo ancora? Ella rispose: Ancora un mese! Io pensai: "Se la storia del minuto di debolezza è vera, ella deve conoscere il giorno preciso del concepimento."

Crediamo fare cosa utile rapportando su questo argomento alcune osservazioni giudiziose e spassionate dell’abate Fleury, nel suo pregiato lavoro Mœurs des Israélites: «Essi, gli ebrei, usavano volontieri nei loro discorsi allegorie ed enigmi ingegnosi. Il loro linguaggio era modesto e conforme al pudore. Essi dicevano per esempio: «L’acqua dei piedi» per sott’intendere l’orina: «Coprire i piedi» per soddisfare agli altri bisogni naturali, perchè in tale azione si coprivano dei loro mantelli dopo d’avere scavato la terra..... D’altra parte se essi hanno certe espressioni che a noi sembrano piuttosto dure quando parlano del concepimento e della nascita dei bambini; se nominano senza riguardo certe infermit

Il cielo, il purgatorio, l'inferno erano sempre sempre presenti all'immaginazione degli studiosi, dei devoti, del popolo, di tutta insomma la cristianitá. Vedevano i credenti quegli oggetti cogli occhi della fede, ma pur sotto forme materiali; tanto i predicatori s'erano per mille modi ingegnati di proporzionarli al concepimento popolare. Venne Dante.