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Aggiornato: 11 giugno 2025


MALFATTO. Guardate ch'io tiro un sasso. REPETITORE. Oh! tu sei el bel tristo! PRUDENZIO. E quando sará questo, patrone mio? RUFINO. Come quando? Adesso; or ora. MALFATTO. Ecco lo sasso. Sentite? olá! RUFINO. Fate stare cheto colui. PRUDENZIO. Taci, tu. Ma che avete a far la Signoria Vostra con lei?

CECA. Chi è la giú? RUFINO. Sono el fratello della Ceca vostra. CECA. Chi sei? Antonio? RUFINO. Madonna . CECA. Tu sia el ben venuto. Aspetta, ch'io ti vengo a oprire. RUFINO. Zi! Patrone, acostatevi. CURZIO. O Dio, aiutame. RUFINO. Acostatevi piú alla porta. CURZIO. Che te hanno detto? RUFINO. Adesso vengono a oprire. CECA. Entrate, olá! Non fate rumore.

Ma promettimi, prima, non dire altro che cosa onesta. CRISAULO. Hai in me poca fede? CALONIDE. Orsú! Entra in casa. Timaro va a dimandar Pilastrino a casa sua per farlo venir da Crisaulo; e lo truova dormendo ed, a la fine, lo mena. E Crisaulo li ordina che debbi render la robba sua a Girifalco: il che egli, per non poter fare altro, dopo alcune contese, pur si dispuone a fare. TIMARO. Olá!

MALFATTO. Vedi ch'io non ci voglio venire e che piú presto me ne voglio andare a spasso per farte despetto. CURZIO. Oh quel giovane! MALFATTO. Vederemo chi sará piú poltrone, o lui o esso. CURZIO. Olá! Non odi? MALFATTO. Me chiamate io, voi? CURZIO. , chiamo. Vien qua, ché ti voglio parlare. MALFATTO. O venite qua voi, ché te aspettarò. CURZIO. Ascolta solamente doi parole.

MALFATTO. Per quale? per questa? PRUDENZIO. Per quella, . MALFATTO. Be', io voglio andar da quest'altra, io. PRUDENZIO. S'io vengo , te farò... Aspetta! MALFATTO. Ecco ch'io vo, . PRUDENZIO. Corri, che te rompi el collo! MALFATTO. Olá! Aspettateme, ché lo mastro vole che ve venga dereto. Mastro, caminano troppo forte. Io non li posso agiognere. PRUDENZIO. E va', sciagurato!

SAMIA. Mi si mostrò piú aspro che un tribulo. RUFFO. Va', parlali ora per vedere se lo spirito l'ha punto raddolcito. SAMIA. Ti pare? RUFFO. Te ne prego. SAMIA. A lui ne vo. RUFFO. Olá! Tórnatene poi per di a Fulvia; e io ne verrò subito a lei. SAMIA. Fatto è. RUFFO. Fin che costei parla a Lidio, mi starò qui apparato. FANNIO servo, LIDIO femina, SAMIA serva.

PROTODIDASCALO. Heus, olá, a chi dico io? LALIO. Se non lo sai tu a chi dici, tampoco lo so io. PROTODIDASCALO. «Tibi dico, Pamphile». LALIO. Parlate con me? PROTODIDASCALO. Optime quidem, bene. LALIO. Chi sète voi? PROTODIDASCALO. Ego sum Protodidascalo gimnasiarca, ludimagistro, restitutore e reintegrator del romano eloquio all'antica candiditate «fama super aethera notus».

NARTICOFORO. Narticoforo e suo figlio sono in casa tua? GERASTO. Quante volte vuoi tu sentirlo? NARTICOFORO. Potrei vedergli io? GERASTO. Per vincer col vero la tua perfidia, vo' che gli veda. Olá, o di casa, fate venir Narticoforo e suo figlio fuori. Ti farò veder la mia veritá.

PRUDENZIO. Non piú voi, per adesso, no; lassate canere a questo nostro discipulo. Di' , tu: spácciati. MALFATTO. I' non posso stare cheto. Io voglio parlare. Che cosa fate? Olá! O quam puellarum pulcherrima tempore certe. Sis nostro liceat mi sequerere mei, heu. MALFATTO. Oh! te dia Dio! Heu miurum miserum nihil mea carmina curas. Me mori cogis nempe profecto quidem.

PARDO. Mi avisa avermi scritto molte lettere, e di niuna mai averne ricevuta risposta, per lei esser mandato il riscatto; che spera esserle donata la libertá, e voler venirsene sola, come meglio potrá. PEDOLITRO. Credetemi ora? PARDO. Ed accioché voi crediate esser vero quanto vi ho detto, vo' che ragionate con mia figlia. Olá, fate venir qua Cleria per cosa che molto importa.

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