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Aggiornato: 27 giugno 2025
DON FLAMINIO. Tanto men spazio di tempo è dato alla mia vita. Una tempesta di pungenti pensieri m'ha ferito il core, una nuvola di malinconia m'ha circondato l'anima, giá la gelosia ha preso possesso del mio core: non posso fingermi piú ragioni contro me stesso per trasviarla.
La girandola è scomparsa, una nuvola di fumo si dilegua lentamente sulla piazza del Popolo; le stelle splendono nuovamente nel cielo limpido e sereno e comincia dietro le piante del Pincio lo scoppio dei mortaretti, e dei petardi senza luce, quasi forieri di nuove apparizioni. Uno di questi ultimi scoppia dietro le sfingi di marmo, che stanno all'ingresso del Pincio, e mentre seguono ai colpi alcune scintille che salgono verso la nuvola di fumo, le sfingi cupe e misteriose sembrano esseri diabolici evocati dall'abisso. Ora un fuoco artificiale illumina la facciata di una chiesa gotica, o di un tempio, che sullo sfondo scuro dei pini assume l'aspetto di una creazione magica. Il tempio va scomparendo a poco a poco, ed allora scoppiano le bombe e si sprigionano razzi tinti in rosso, in violetto, in bianco, che si riversano in innumerevoli scintille, come pioggia di stelle. La piazza è continuamente illuminata da tutti questi serpenti di fuoco che salgono nell'aria, e in mezzo a questa luce, l'obelisco di Sesostri, dedicato un giorno al Sole nella lontana Eliopoli, sorge solitario offrendo alla vista i geroglifici della sua meravigliosa scrittura figurata. Le sfingi, l'obelisco orientale, i pini, i cipressi, le varie e molteplici statue del Pincio, le colonne rostrate, le fisonomie malinconiche degli schiavi daci col berretto frigio, Roma armata di lancia, e le tante altre immagini di marmo che ora compaiono, ora scompaiono in quella luce dubbia, sono un apparato eccellente, per produrre un effetto veramente magico. Tutto ad un tratto l'intera citt
Quando si è soli e non si è amati, a che cosa serve vivere?.. A che cosa serve? La giornata ora smagliante di sereno; non una nuvola in cielo; il mare a pena increspato, l'aria biancastra, troppo piena di luce. Nel suo costume di bagno, Lucia, seduta fra gli scogli, in una insenatura, a l'ombra, con i piedi nell'acqua, pensava. «Pap
Giardini ignoti sotto cieli ignoti benedicenti!... Or tu rinasci, infante gaia, con pura bocca ancor fragrante di mistero, con puri occhi ancor vuoti di visïoni: occhi di maraviglia innocente, pel prato ch’è sì verde, pel cielo ove la nuvola si perde e il pesco che tremando s’invermiglia. Niuno ancora sul labbro ti baciò.
Quando il Conte Cènci con la sua compagnia entrò in questo cammino la luna si era appiattata dietro una nuvola nera, che viaggiava, a cagione della sua mole, più lenta delle altre, sicchè procederono quasi tentoni per un buon quarto di miglio. Allo improvviso la luna liberandosi dalla nuvola gitta un raggio obliquo, ed illumina la scena.
Che s'egli, alla sua volta, non rispondeva a tuono alle domande di lei circa alla cuna del bimbo, al corredo, alla diversa disposizione da darsi al loro quartierino durante il periodo dell'allattamento, una nuvola le si stendeva sulla fronte, una lacrimetta le spuntava negli occhi, ed ella biascicava con voce dolente: Ecco, non gli vuoi bene.
Le presentarono e caddero con esse intorno a lui, che aveva trovato per tutti una di quelle parole, che traversano i secoli come una meteora lasciandovi una traccia inestinguibile. Quando quella nuvola si dileguò, tutti giacevano in ordine come fossero allineati. Era tempo.
Vi fu un momento che in fondo al giardino s'udì cantarellare il bananiero di Gotschalk da un forestiere attardato che ritornava all'albergo: Tom si rammentò quella canzone, una nuvola di lontanissime memorie si affacciò al suo pensiero; vide un banana gigante rischiarato dall'aurora dei tropici e fra quei rami un hamac che dondolava al vento, in questo hamac due bamboli negri addormentati e la madre inginocchiata al suolo che pregava e cantava quella blandissima nenia.
Il povero Aloise era per l'appunto in uno de' suoi più brutti quarti d'ora. Qualche nuvola era apparsa a contristare la serenit
Si levò in piedi trasfigurata in volto, in preda ad una commozione profonda, fe' cenno ad Agenore stesse zitto e ricercò coll'occhio in mezzo al verde fogliame l'alato consigliere.... finchè lo vide: «Non è lui, non è lui, non è lui! ripetè lo stornello e spiccò il volo a raggiungere la carovana de' suoi compagni che girava intorno intorno come una nuvola.
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