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Io sono sicurissima ch'egli m'ha riconosciuta! Dottore. Non è possibile... non è possibile... Ma che! M'ha riconosciuta, vi dico. Quand'è venuto a parlarmi da vicino, guardandomi negli occhi, proprio dentro gli occhi m'ha riconosciuta! Belcredi. Ma se parlava di vostra figlia... Donna Matilde. Non è vero! Di me! Parlava di me! Belcredi. , forse, quando disse... Dei miei capelli tinti!

Non è che un pellegrino fra mille, una vecchia bestia paurosa e docile, un cristiano che regge col suo braccio stanco la pesante fiaccola bene istoriata, e prega, umile, infaticabile, con la mascella scarna che trema sotto i lunghi baffi tinti.

Guardate il fabbro che batte il martello sull'incudine, il legnaiuolo che sega le sue assi: il compositore che riproduce le parole d'un manoscritto con dei caratterini di metallo, tinti d'inchiostro: tutti questi bravi operai hanno il viso e le mani annerite: il fumo, la polvere hanno macchiato i loro abiti e la loro biancheria: e se gli utili lavori ai quali si dedicano non ce li facessero cari, ci parrebbero molto brutti.

Un omino piccoletto, segaligno, tutto contorto e sciatto nell'abito nero, coi baffi tinti e coi capelli quasi bianchi, lunghi e crespi di sotto alla tesa del vecchio cappello a tuba, gli camminava accanto, saltellando nel tenergli dietro, saltellando nel gestire, nel parlare, anche lui guardando in su, verso la finestra.

Il romore della carrozza chiamò una folla di servitori al cancello. Sant'Aubert scese, e condusse Emilia in una sala gotica; ma gli stemmi, le antiche insegne della famiglia non la decoravano più. Le travi, e tutto il legname di quercia del soffitto, erano stati tinti di bianco. La gran tavola, ove il feudatrio faceva pompa tutti i giorni della magnificenza e dell'ospitalit

Si, mettimi 'nt' 'o saccu, ora, ca sugnu picciridda!... No, ci dicu, no, non pinsassi a cosi tinti!.... Nisciu prima pirchì divi jri in piazza, a farisi 'i canniggiaturi.... poi 'nt' 'o nutaru Firritu e poi nni don 'Nzulu l'armeri....

Allora provo e piango un senso nuovo Come se navigassi in un gran mare.... Un non so che, mi scusi, che non trovo Nei libri che m'han fatto studiare. Fra quei piccini dalle mani ladre, Dai musi tinti e che non taccion mai, Vi son di quei che chiamano la madre Ita lontana, assai lontana, assai....

Si guardò attorno, guardò l'uscio piccolo dietro del quale ella indovinava donna Chiara, l'orribile vecchia, gigantesca come il marito, quasi calva, dall'occipite rigato di filze di capelli tinti, copiosa di carne molle, e ondeggiante dal petto enorme e floscio sul ventre... Si levò in piedi. S'era mossa quella porta. Ma era il gatto. Apparve sbadigliando, un gatto grigiastro e avanzò, lentamente.

Aprì pian piano la porta ed entrò in una vasta stanza, coperta da morbidi tappeti tinti a smaglianti colori, e arredata con divani alla turca e con grandi vasi di fiori ingiorò che spandevano all'intorno un olezzo delicato che aveva del gelsomino e della rosa. L

Il generale continuava a, fissare il giovinotto, e, quasi annusasse odor di polvere, gli si rizzavano i peli dei grossi baffoni, tinti di nero, il ciuffetto irto in mazzo al cranio pelato. Giacomo, dal canto suo sosteneva imperterrito quello sguardo. Trebeschi? domandò finalmente il generale, gonfiando le gote e soffiando ad ogni parola. Trebeschi?... Ufficiale?... In cavalleria?