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Trascinato da questa corrente, Sesostri passa con una gran flotta dal golfo arabico all'oceano indiano e apre all'Egitto il commercio dell'India per mare: prima di Sesostri gli Egiziani costruivano le loro imbarcazioni con papiri rivestiti di pelle, ma in onore di questa gran conquista, Sesostri fece costruire un gran naviglio in legno di cedro rivestito in lamina d'oro all'esterno e d'argento all'interno e lo consacrò a memoria del grande avvenimento nel tempio d'Iside.

La girandola è scomparsa, una nuvola di fumo si dilegua lentamente sulla piazza del Popolo; le stelle splendono nuovamente nel cielo limpido e sereno e comincia dietro le piante del Pincio lo scoppio dei mortaretti, e dei petardi senza luce, quasi forieri di nuove apparizioni. Uno di questi ultimi scoppia dietro le sfingi di marmo, che stanno all'ingresso del Pincio, e mentre seguono ai colpi alcune scintille che salgono verso la nuvola di fumo, le sfingi cupe e misteriose sembrano esseri diabolici evocati dall'abisso. Ora un fuoco artificiale illumina la facciata di una chiesa gotica, o di un tempio, che sullo sfondo scuro dei pini assume l'aspetto di una creazione magica. Il tempio va scomparendo a poco a poco, ed allora scoppiano le bombe e si sprigionano razzi tinti in rosso, in violetto, in bianco, che si riversano in innumerevoli scintille, come pioggia di stelle. La piazza è continuamente illuminata da tutti questi serpenti di fuoco che salgono nell'aria, e in mezzo a questa luce, l'obelisco di Sesostri, dedicato un giorno al Sole nella lontana Eliopoli, sorge solitario offrendo alla vista i geroglifici della sua meravigliosa scrittura figurata. Le sfingi, l'obelisco orientale, i pini, i cipressi, le varie e molteplici statue del Pincio, le colonne rostrate, le fisonomie malinconiche degli schiavi daci col berretto frigio, Roma armata di lancia, e le tante altre immagini di marmo che ora compaiono, ora scompaiono in quella luce dubbia, sono un apparato eccellente, per produrre un effetto veramente magico. Tutto ad un tratto l'intera citt

Era questo che voleva Luigi XIV? Non so, credo anzi che egli in tutti questi accorgimenti non ci abbia nulla a vedere. Se un architetto gli avesse detto che l'orizzonte, in materia di prospettiva, ha i suoi diritti, avrebbe forse risposto a quell'architetto: «l'horizon c'est moiDiciamo dunque: fu un uomo potente, che seppe volere una bella cosa per appagare il suo fasto, la sua boria di nuovo Sesostri, e ottenne, grazie all'ingegno del Mansart, un'ottava meraviglia, su cui era giusto che stampasse il suo nome, perchè era lui che snocciolava i quattrini. Mi domanderete da che casse li pigliava, se non forse da quelle dello Stato. Ma il gran Luigi vi risponde per me, come ha risposto al Parlamento: «l'Etat c'est moiVedetelo dipinto almeno un centinaio di volte, in tutti i quadri che illustrano i grandi fatti del suo regno. In quelle fredde e vuote composizioni, non è in luce, non è in vista che lui. Volete l'assedio d'una citt