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Aggiornato: 24 giugno 2025
Nunziá, 'a se' Rosa quanno v'ha ditto chelli parole mazzecate aveva raggione. Io mme meretasse d'essere abbrusciata mmiezo 'o vico, int'a na vótta 'e pece! E si 'a gente mme sputasse 'nfaccia pure fosse poco! E pecchè dicite chesto, mo'? Ah, Nunziata mia, io 'o dico pecché accussí è! 'O peccato mio è gruosso, e nun mme fa durmí cchiú manco 'a notte! Ma c'aggia fa?
La vetrata è aperta e al levarsi della tela si vedono passare sulla via, or lentamente, ora in fretta, parecchi che l'attraversano. È ancora chiaro. Amalia, seduta presso alla soglia del «basso» sbuccia e affetta patate e le lascia cadere in una conchetta che ha accanto, a terra. Di tanto in tanto avanza il capo a guardare nella via. Quindi Nunziata.
Ah, Signo'!... (Resta, per poco, immobile, astratta. Poi raccolte le bucce nel grembiale si affaccia per buttarle fuori e vede Nunziata che passa) Gué, Nunzi
Frattanto, a Milano, Nunziata Villari si preparava a partire per Londra e faceva perder la testa a Marietta colla premura e la confusione che portava attorno ai bagagli. Pensando al suo amico Antonio ella per citare un suo breve monologo bolliva. «Bollo!» diceva lei.
Lo zio Giacomo richiuse la finestra, e si diede a camminare in su e in giù nella stanza del figlio assente. Sulle pareti, sui tavoli, sul caminetto, sugli scaffali, stavano delle fotografie: Nunziata Villari, nella parte di «Teodora» in rigide vesti regali. Nunziata Villari nella «Cleopatra», vestita di soli gioielli. Nunziata Villari nella «Margherita Gauthier», in camicia da notte o così parve ai torvi sguardi dello zio Giacomo. La Villari da «Norah», la Villari da «Saffo», la Villari da «Francesca»... Più in l
Nunziata lesse tre volte l'incoerente epistola prima di comprenderla; quando l'ebbe compresa, i suoi occhi si aprirono. E con gli occhi aperti Nunziata ci vedeva bene. Vide la infocata catena di desideri stendersi anello per anello dal cuore di Valeria a quello di Nino, dal cuore di Nino a Nancy, dal cuore di Nancy ad Aldo, come in un giuoco di bambini.
Oggi è l'Epifania. Stanotte arriva la Befana che va da tutti i buoni piccini. Bisogna mettere appesa una calza a capo al letto. Se la bambina è buona la Befana viene a mettervi un regalo bello; se è cattiva vi mette i carboni. Senti soggiunse ora me ne vado, ti mando Cristinella. Dopo poco la figlia di Nunziata, una bambina di cinque anni, entrò, allegramente.
La vecchia Nunziata, affascinata, stava lì immobile come stanno le statue del Sacro monte, colla faccia irrigidita nelle grinze, in una espressione di comica afflizione, quasi dubitasse che il signor Ezio fosse ferito davvero; e intanto lasciava cascare i fichi dal piatto.
Oh, Nino! sei certo di non essere ancora stanco di me? Ma cosa dici? Ma tu sogni. Io non mi stancherò mai di te. Mai! te lo giuro. Nunziata sorrise, amara. «Ils faisaient d'éternels serments...» mormorò. Nino le afferrò le bianche mani inerti. Perchè, non sei felice? domandò. Perchè? Non lo so! sospirò lei. Tu soffri, tu soffri. Lo so, lo sento. Lo sento tutto il giorno, anche quando ridi.
Sulle prime, essa rise ed esitò; poi sparì per pochi istanti, durante i quali Nunziata si sentì venir male. La giovinetta riapparve, scalza ed avvolta in lievi drappeggiamenti. E danzò. Danzò, rosea e fine come un petalo di fiori di pesco. Pareva l'incarnazione di tutte le primavere. E Nunziata fu di nuovo morbosa. Nino era disperato.
Parola Del Giorno
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