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Aggiornato: 6 maggio 2025
Di tanto in tanto capitava qualche ospite nuovo; ora un ispettore, mandato dal governo per rivedere le bucce ad un comune; ora un ufficiale dei carabinieri, che veniva a dare un'occhiatina alla caserma di Castelnuovo; ora uno studente in vacanze; ora un curioso giramondo, che amava le vie meno frequentate.
Qualche volta l'uditorio strepitava; la ragazzaglia scontenta scagliava sul palcoscenico i turaccioli delle bottiglie stappate e le bucce delle melarance mangiate. Ma allora, bisognava vedere!
Vide Letizia: si fermò, la guardò, poi, rincamminandosi, scomparve nella penombra. Letizia sospinse la porta della cucina. La bionda era seduta a una tavola, presso al focolare. Poggiava le mani aperte e la faccia su qualcosa che pareva un fagotto. Un lieve soffio inclinava accanto a lei la fiammella d'un lume a olio piantato sulla tavola tra le bucce d'un'arancia. Letizia urlò: Marta!...
Quel pranzo non era poi gran cosa; una minestra asciutta coi piselli, gli asparagi al burro e quattro costolette di agnello con un uguale contorno di piselli, finalmente il timballo colle bucce, un trionfo della signora Veronica, la quale non contribuiva al pranzo se non con l'opera. Ma prestava ancora tutto il servizio da cucina e da tavola. Le due vecchie avevano discusso lungamente sul vino.
Lasciate fare, sono giovanotti. Che ne vediamo della vita? Si muore, così, da un momento all'altro! Non c'è che dire sospirò Gaetanella, buttando sul marciapiedi bucce di castagne e di mele dal canestro dei rifiuti. Me ne vado disse la serva buongiorno. Se ripassate e voi chiamatemi. Andremo a vedere insieme...
Teme nella schiena il rombo precipitoso e i blocchi sconquassati del rumore e i rotolanti globi del polverone solare. Un brivido passa sull'acqua patetica delle vasche cosparsa di foglie che sembrano le bucce di molli cuori femminili trascinati via pei piccoli canali dalla corrente delle lagrime.
Camera modesta, quasi povera, in disordine. Poche suppellettili tra cui un attaccapanni, una tavola, uno stipetto basso, seggiole stranamente diverse. Sull’attaccapanni, soltanto una sottana bianca. Sulla tavola, un tovagliolo mezzo aggrovigliato e alcune bucce di frutta. Sopra una seggiola, un paio di stivalettini attillati.
Ah, Signo'!... (Resta, per poco, immobile, astratta. Poi raccolte le bucce nel grembiale si affaccia per buttarle fuori e vede Nunziata che passa) Gué, Nunzi
Infine si fece coraggio, venne fuori e cercò rapidamente in un monticello di sudiciume. La testina, che aveva movimenti veloci, frugava in furia, levandosi dai rifiuti, dai torsoli, dalle bucce, a guardare, sospettosamente. Infine, quand'ebbe finito, il ratto se ne andò ripassando innanzi all'ometto. Lui non lo vide, e seguitò a schizzar bombole in santa pace.
Ed io, non potendo di più, ci butterei tutto un viaggio del Paradiso, che ho portato saviamente con me, scambio di collocarlo in San Giorgio. Ma anche tu, cara, butti via i baci, come se fossero bucce di limoni. Baci alle regine, baci alle dame di palazzo, baci alle ostesse; io solo, poveraccio, resterò a bocca asciutta. Fior d'oro s'accostò a lui, guardandolo in viso. Qui, vuoi? gli disse.
Parola Del Giorno
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