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Aggiornato: 8 maggio 2025
Ella non tentò nascondersi; anzi con una mossa altera sollevò il velo. Il barone Venosti Flavi vide la coppia che gli passava accanto, ma finse di non conoscerla. Sciocco! borbottò fra i denti la Teresa. Poi affascinata dallo spettacolo che si offriva ai suoi occhi, disse all'amante: Non ci badare... Guarda, piuttosto, che magnificenza!
Quella lettera fu scritta nel 1834. Tredici anni dopo, quando l'entusiasmo per Pio IX toccava i limiti della follìa e Montanelli anima buona, ma debole e affascinata successivamente dalla Giovine Italia, dai sansimoniani, dai neo-cattolici, da Gioberti, da tutti e da tutto mi scriveva cose mirabili intorno alla trasformazione del papato e all'accordo del dogma cattolico coi progressi dello spirito umano, insistendo perch'io parlassi da convertito o tacessi, io rispondeva il 16 luglio 1847: «.....Nell'impossibilit
Vedremo se queste parole gli partivano sincere dal cuore, oppure se erano frutto della più bassa perfidia. Come qualunque altra fanciulla, la biondina si sentì travolta, incantata, affascinata dal lusinghevole linguaggio del giovine; buon per lei che ebbe ancora il coraggio d'ascoltare una voce che le rammentava il dovere.
Affascinata dall'orgoglio d'una lunga seria di trionfi coll'armi, guasta dalle proprie tendenze dominatrici e dal plauso servile dei popoli che la circondano, la Francia traviò dalla propria missione e dall'intento nazionale che avea, sul finire dell'ultimo secolo, definito: evangelizzazione di Libert
Giorno di maledizione! si lascia uscir di bocca il priore. Tutti lo guardano. L'abate soggiunge: Goccelino sposa la giovane: ma si avvede presto che ella aveva per lui, anzi che amore, ripugnanza, e che mal volentieri lo seguiva all'altare. Invece pareva affascinata dal guardo di suo fratello.
E la Contessa non esitò a confessarlo. Rimase affascinata, col cuore palpitante, cogli occhi fissi negli occhi di lui, bevendo a larghi sorsi la felicit
Parve ch’ei barcollasse in quel momento: Poi partì, senza un motto, a capo chino, Trascinandosi a stento. Affascinata, io lo seguii col guardo; E allontanarsi il vidi Lungo la via sassosa, a passo tardo. Su la testa il colpìa del Sol di giugno L’arroventato dardo.
Ed in simile tempo io son vissuto! Famosi audaci avean deriso l'are, E affascinata dallo scherno astuto Prendea quelli la turba a idolatrare; Bello parve ostentar disdegno arguto Verso chi preci a Cristo osasse alzare, E più d'un per vilt
Aveva scelto per residenza favorita un picco, il più sporgente nell'abisso, dal quale dominava da regina, piacendosi al tetro rumore del torrente che muggiva in fondo. Vi aveva spesso invitato la dolce sorella, che timida e paurosa non ardiva seguirla, onde ella restavasene sola, affascinata dal nero vuoto, dove i suoi occhi si fissavano con un'ansia inquieta di ricerche; e quando la vertigine incominciava a prenderla, quando le si mozzava il fiato, quando il battito del cuore le si arrestava improvvisamente come sotto la stretta di una mano misteriosa, gettava un lungo urlo pieno di volutt
Belcredi. Siamo arrivati, guarda! alla conclusione, che i pazzi adesso siamo noi! Ma se non foste pazzi, tu e lei insieme, indica la Marchesa sareste venuti da me? Belcredi. Io, veramente, sono venuto credendo che il pazzo fossi tu. E lei? Belcredi. Ah lei, non so... Vedo che è come incantata da quello che tu dici... affascinata da codesta tua «cosciente» pazzia!
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