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se non si temperasse, tanto splende, che ’l tuo mortal podere, al suo fulgore, sarebbe fronda che trono scoscende. Noi sem levati al settimo splendore, che sotto ’l petto del Leone ardente raggia mo misto giù del suo valore. Ficca di retro a li occhi tuoi la mente, e fa di quelli specchi a la figura che ’n questo specchio ti sar

Appena s'è oltrepassato Meppel, si entra nella provincia dell'Over-Yssel, che presenta per un certo tratto il medesimo aspetto della Drenta: sterpeti, torbiere, solitudine; e s'arriva poco dopo a un villaggio, se pure si può chiamare villaggio, dei più strani che mente umana possa immaginare.

Dopo il momento ch'io rimasi rattrappito nel più profondo della stiva, sulla soglia tragica che ti scrissi, con due violenti fulgori sul volto, la luce della lanterna e lo sguardo del gin-mù, la mia rimembranza s'estingue. Mi ritrovo poi immobile, placido, imperterrito a cavalcioni della più eccelsa antenna d'artimone, dominante il mare. Come io fossi saltato sulla tolda e arrampicato sull'albero maestro, non lo rammento. Ma so che il piccolo Yao, che prima se ne stava accovacciato fra le tenebre, non era più quello stesso che s'ergeva librato fra le sartie della nave, col sole nelle pupille e colla fronte al vento. La mia mente pareva essersi sollevata col mio corpo fra quelle libere altezze, sentivo trabalzar il mio cuore con rapidi e fierissimi slanci, come se la sferzata di quel manigoldo avesse mosso nel mio petto un meraviglioso palèo. Il senso della dignit

Tu sei ingiusto, ribattei; se pure Eugenio ebbe in mente, allontanandosi, di non turbare la tua pace, non fu altrimenti che un uomo virtuoso... Di' piuttosto un uomo orgoglioso. E sapeva egli se Clelia lo amasse, e ch'io fossi geloso di lui?

Non capisco, insomma, il mai! Per questa parola, i motivi devono e non possono non essere che gravissimi. Si chinò a sorbire dall'orlo il liquore che traboccava, e ripetè: Gravissimi! A Nicla tornarono in mente i tempi in cui suo padre gridava: «Il palcoscenico no!».

Tu non sei più l'innocente giovane che mi disse nella prigione della Vicaria: a te per tutta la vita! Gli è vero? che irrisione! Si potrebbe ciò? Non vi è dunque più onore, più fede, più virtù nel mondo? Ed un prete ancora! No, no. Tu non hai giammai avuto molta mente; tu non afferri l'importanza di quel: «gli è veroMa insomma come è ciò avvenuto? Io perdo la testa. Tu non mi ami dunque più?

Sgombra i ghiacci e le nievi, e rasserena la mente mia nubilosa e nera. Qual Progne si lamenta o Filomena ch'a cercar esca ai figliolini ita era, e trova il nido voto; o qual si lagna turture c'ha perduto la compagna: 40 tal Bradamante si dolea, che tolto le fosse stato il suo Ruggier temea, di lacrime bagnando spesso il volto, ma più celatamente che potea.

Morire?... Questa parola gli mise il bujo nella mente; ma una volta che la terribile idea gli stette dinanzi, non potè più scacciarla da . Dopo lunghe ore di febbre morale, di martirio, al cospetto di quel futuro che non gli bastava l'animo d'incontrare, non pensò più al nome di suo padre, alla madre o alla sorella, infelicissime. Accosciato sulla sponda del letto, serrate al petto le braccia, pallido, immobile, si sprofondò in quel solo pensiero: poi, levatosi lentamente, guardossi attorno come chi commette un delitto, fece due o tre giri nella stanza, e con un sorriso forzato, quasi frenetico, mormorò: Ho vissuto abbastanza per capire che cosa è la vita; nessuno sapr

Atterrito cominciò a chiamare strillando; e le vôlte immense ripeterono le sue grida con un suono cavernoso, che veniva da lontano, si ripercoteva, si frangeva, si prolungava, e moriva lentamente nel buio e nel silenzio di tomba. Allora la paura invase la mente del fanciullo come un delirio. Egli si pose a correre nell'oscurit

Il Cavaliere, che pareva il capitano, comandava alla masnada si cacciasse dietro Manfredi, e lo difendesse fino all'ultimo sangue. Bruttissimi fatti vedevano in passando, e degni di vendetta; pure, come chiamati da più grave faccenda, non li vendicavano. Alla svolta della piazza di Santa Maria delle cinque Torri ne contemplavano al chiarore dell'incendio uno incomportabile: sopra un trafitto plorava, mettendo angosciosi guai, una bella giovanetta (se fosse moglie, od amante, non si sapeva); singhiozzava forte, e tra i singhiozzi con dolcissimi nomi lo appellava, e gli teneva discorsi, come se quello fosse stato un convegno di amore; così veemente l'agitava la passione, che fingendosi il cadavere a quel modo che le s'era presentato alla mente nei giorni felici, non lo vedeva adesso lacero per mille piaghe, livido d'infinite contusioni: aveva le labbra pendenti, immobili, sparse di bava sanguinosa; nondimeno ella vi accostava le sue, e ve le figgeva quasi a libarne il liquore della volutt