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Aggiornato: 8 giugno 2025
Quivi è la rosa in che ’l verbo divino carne si fece; quivi son li gigli al cui odor si prese il buon cammino». Così Beatrice; e io, che a’ suoi consigli tutto era pronto, ancora mi rendei a la battaglia de’ debili cigli. Come a raggio di sol, che puro mei per fratta nube, gi
L'Angelo nel suo primo favellare ad Amedeo, ha tutte le apparenze d'un uomo; e nondimeno il Duca gli dice: Vivi mortale, od immortal....? Se m'appari celeste, ecco io t'adoro. Quì starei con l'Urfé, e mei perdoni il Poeta. 6. «Les Turcs se razent tous la teste, et ne portent jamais cheveux.» Dunque errò il Poeta e in questo canto 1.º e ne' seguenti, dando capigliatura ai Turchi.
Morti li morti e i vivi parean vivi: non vide mei di me chi vide il vero, quant'io calcai, fin che chinato givi. Or superbite, e via col viso altero, figliuoli d'Eva, e non chinate il volto si` che veggiate il vostro mal sentero! Piu` era gia` per noi del monte volto e del cammin del sole assai piu` speso che non stimava l'animo non sciolto,
Ma quelle donne aiutino il mio verso ch’aiutaro Anfïone a chiuder Tebe, sì che dal fatto il dir non sia diverso. Oh sovra tutte mal creata plebe che stai nel loco onde parlare è duro, mei foste state qui pecore o zebe! Come noi fummo giù nel pozzo scuro sotto i piè del gigante assai più bassi, e io mirava ancora a l’alto muro,
O vendetta di Dio, quanto tu dei esser temuta da ciascun che legge ciò che fu manifesto a li occhi mei! D’anime nude vidi molte gregge che piangean tutte assai miseramente, e parea posta lor diversa legge. Supin giacea in terra alcuna gente, alcuna si sedea tutta raccolta, e altra andava continüamente.
Ben v'en tre vecchi ancora in cui rampogna l'antica eta` la nova, e par lor tardo che Dio a miglior vita li ripogna: Currado da Palazzo e 'l buon Gherardo e Guido da Castel, che mei si noma francescamente, il semplice Lombardo. Di` oggimai che la Chiesa di Roma, per confondere in se' due reggimenti, cade nel fango e se' brutta e la soma>>.
O vendetta di Dio, quanto tu dei esser temuta da ciascun che legge ciò che fu manifesto a li occhi mei! D’anime nude vidi molte gregge che piangean tutte assai miseramente, e parea posta lor diversa legge. Supin giacea in terra alcuna gente, alcuna si sedea tutta raccolta, e altra andava continüamente.
Lo dolce padre mio, per confortarmi, pur di Beatrice ragionando andava, dicendo: <<Li occhi suoi gia` veder parmi>>. Guidavaci una voce che cantava di la`; e noi, attenti pur a lei, venimmo fuor la` ove si montava. 'Venite, benedicti Patris mei', sono` dentro a un lume che li` era, tal che mi vinse e guardar nol potei.
E segui`: <<Grato e lontano digiuno, tratto leggendo del magno volume du' non si muta mai bianco ne' bruno, solvuto hai, figlio, dentro a questo lume in ch'io ti parlo, merce` di colei ch'a l'alto volo ti vesti` le piume. Tu credi che a me tuo pensier mei da quel ch'e` primo, cosi` come raia da l'un, se si conosce, il cinque e 'l sei;
Sarra e Rebecca, Iudit e colei che fu bisava al cantor che per doglia del fallo disse 'Miserere mei', puoi tu veder cosi` di soglia in soglia giu` digradar, com'io ch'a proprio nome vo per la rosa giu` di foglia in foglia. E dal settimo grado in giu`, si` come infino ad esso, succedono Ebree, dirimendo del fior tutte le chiome;
Parola Del Giorno
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