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Due persone, che passavano in quel momento dal lato opposto del marciapiede videro volare quel corpo, udirono il tonfo e accorsero a sollevarla, ma prima che avessero tempo di far commenti sul fatto, videro un gran chiarore e delle lingue di fuoco che s'erano aperto un varco attraverso la finestra spalancata, e crederono che Maria si fosse gettata di sotto per non morire bruciata.

Il vento rude s'abbatte sulla mia testa col calpestìo d'una folla sul marciapiede, ed io l'odo dal fondo di una cantina!...

Altri, a piedi nudi, coi gomiti all'aria come le ginocchia, traducevano la loro vita grama di poveracci che basivano sul marciapiede e stendevano la mano ai passanti. Le donne si lasciavano commuovere. Alcune singhiozzavano e dicevano che era meglio morire che vedersi trattati come birbaccioni che avevano fatto del male.

Sfilammo silenziosamente due a due lungo il marciapiede. Ben presto, lasciando la via Leman, che è larga e ben tracciata, considerazione da farsi, perchè nei più poveri quartieri di Londra si trovano alle volte grandi arterie che farebbero invidia a quartieri meno miserabili, ci cacciammo in un dedalo di vie strette e tortuose. Queste vie, quasi deserte di giorno, erano ora molto animate.

Che impertinenza! che sfacciataggine! gridava come indiavolata una vecchia signora di circa sessant'anni che era, per causa di quella maladetta panca, caduta con la gonnella alzata sopra il marciapiede, ed aveva sopra di un ricco Ebreo, la cui grossa pancia non temeva confronto di quella del basso cantante Lablache, essendo del peso di cinquecento libbre almeno.

Dunque, capisci, mi trovai imbarazzato. Ricordo benissimo: era una serata di maggio... no, di giugno, con un plenilunio maraviglioso. Il padre, la madre, la cugina e gli altri due amici che li accompagnavano salivano per via Quattro Fontane dalla parte del marciapiede inondato dal lume di luna; noi due, invece, dalla parte dell'ombra delle case, che tagliava quasi a mezzo la via. Improvvisamente ella mi disse: Tra una diecina di giorni parto. Per Lione? domandai (Aveva un fratello col

L'imprudente duchino di Zagarolo li seguì a breve distanza, odorando la rosa e baciandola ogni tanto, con certe occhiate languidissime, che parevano dire: Questa rosa è il più bel marciapiede della mia vita! Il marito, intanto, mormorava fra : La rosa l'è un bel fiore, come la gioventù; passa, bastona e muore.... e non ritorna più!

Mi rasentavan sul marciapiede le signore eleganti; qualcuna accompagnata dallo sposo, sorridendogli compostamente e sbirciando se l'equilibrio del suo sorriso fosse notato all'intorno; delle vecchie signore colle figlie, così identiche alla madre sebben giovani, che un amatore del genere poteva, sposando la figlia, gi

E Valeria traversò la piazza del Duomo e prese per via Santa Margherita, pensando a Nancy. Povera piccola Nancy senza un soldo! Povera piccola innocente mamma dell'ancora più innocente Anne-Marie! Come erano difficili le cose pratiche della vita! Mio Dio! sospirò Valeria, vorrei che ci fosse Tom ad aver cura di noi! e scese dal marciapiede per attraversare la via Manzoni.

Dunque, dicevamo.... Ma badate, qui si salta di palo in frasca, senza tanti complimenti; la vita, come il discorso, è tutta lardellata di parentesi. Da principio ci si confonde un pochino; questi indugi, questi perditempi su d'ogni marciapiede, ad ogni canto di strada, vi fanno bestemmiare perfino Giulio Cesare, che ha fatto di Lutezia una citt