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Giovedì alle quattro, nel tornare al palazzo, il conte Tomacelli vide il duchino di Zagarolo, che passeggiava sotto le finestre, tenendo una rosa in mano, nella posa classica d'una Primavera di gesso. Il conte Tomacelli, il quale è un uomo che non ischerza, entrò in casa e disse alla contessa: Vogliamo andare a far due passi?

L'imprudente duchino di Zagarolo li seguì a breve distanza, odorando la rosa e baciandola ogni tanto, con certe occhiate languidissime, che parevano dire: Questa rosa è il più bel marciapiede della mia vita! Il marito, intanto, mormorava fra : La rosa l'è un bel fiore, come la gioventù; passa, bastona e muore.... e non ritorna più!

Per la prima volta pensai a mia madre quando mi nascondeva dietro la gonnella, e prendeva per se le busse che volea darmi mio padre; pensai alla mia povera Clelia, quando mi aspettava alla fontana; pensai all'oste di Zagarolo, che ha il vino tanto fresco nella estate; alla corda di mastro Alessandro, tanto innamorata del mio collo... e veruno di questi cari ricordi m'intenerì tanto, quanto la famosa donna Luisa Cènci.

La contessa non capì che il marito voleva portarla a passeggiare sull'orlo dell'abisso e accettò, nella dolce speranza di vedersi, un po' più da vicino, col giovane duca di Zagarolo.

Era anche lui deciso di finirla e non s'attardò sotto le tende; la sera dell'11 per sentieri impraticabili sfilando in perfetto ordine e silenziosamente nelle vicinanze del campo nemico, marciò per Zagarolo, sostò un poco nella osteria della Colonna sulla via Casilina, e con un lungo giro come se venisse da Tivoli ricondusse la propria gente a Roma, lieta se non di riportata vittoria, di onorato successo.

Formato così il piano e l'ordine di marcia, uscirono la sera del 16 da porta S. Giovanni; marciarono per via Labicana; arrivarono alla mattina del 17 a Zagarolo, dove soggiornarono; ripartirono il giorno appresso per Valmontone, dove il grosso e la riserva si accampò, mentre l'avanguardia si spinse fino a Montefortino, forte posizione a cavaliere delle due vie che da Valmontone conducono l'una a Velletri, l'altra a Terracina; che è quanto dire, sulla fronte e sul fianco dell'esercito Napoletano.

Il duchino si gettò ai piedi della contessa dicendole: Oh! darei la mia vita.... per avere la vostra! Al domani, il marchese A. B.... e il cavaliere G. D...., rappresentanti del conte Tomacelli, decisero un duello a oltranza, insieme con l'onorevole E. F.... e il principe russo G. H...., padrini del duchino di Zagarolo.