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A lui, che in Aspromonte pugnava fra i pallidi insorti, tu canti ancor: «Si scopron le tombe, si levano i morti....»: quando s’addensan l’ombre de’ plumbei tramonti pei cieli, tu arridi a lui con l’inno fedel di Goffredo Mameli. Amo i tuoi stanchi ritmi, che sanno a la povera gente portare un soffio, un raggio di queta gaiezza ridente;

Per esempio la benzina colla quale si levano le macchie e si puliscono i guanti, è estratta dal carbone minerale: e lo stesso può dirsi di quel prezioso acido fenico efficace per le punture delle api, delle vespe, per i morsi delle vipere e de' cani arrabbiati.

Miseri uomini che siamo, diversi ad ogni momento da noi stessi e misero orgoglio umano, che s'inalbera di quest'accusa! Le ore della sera ci piegano alla terra, le ore del mattino ci levano verso il cielo, non sappiamo amare volere un giorno intero allo stesso modo, checchè la nostra bocca orgogliosa ne dica.

La via è sempre affollata. Vi sale e scende il commercio di Porto, della Marina, della vicina strada dei Mercanti, di tutte le stradicciuole circostanti. Gli operai, intenti alla loro bisogna nelle botteghe, non levano mai lo sguardo ai passanti e continuano a lavorare fino a notte, tra il gridio del difuori e l'interno affaccendarsi per l'opera.

Dalle fessure delle pareti sconnesse entra sibilando il vento, questo freddo e polveroso pampero, e l'edificio ne è scosso. Nella penombra s'intravvedono delle figure umane immobili, sedute o distese sugli immondi tavolacci. Nel vedere entrare un estraneo, gli uomini si levano lentamente in piedi con impacciato rispetto.

Pensava poi di vedere tutte le donne di Firenze quando si levano: e forse che i' non arei potuto farlo, potendo andar per tutto senza esser veduto! So diceva io che non gioverá far meco lo schizzinoso di non voler esser vedute, perché le giugnerò in lato che non potranno nascondermisi! E giá mi pareva essere a' ferri, quando, cosí dormendo, mi ricordai che stasera si faceva una veglia.

Apre bene l'occhio de l'intellecto, e mostrarocti, per li decti stati de l'anima che contiati t'ho, le lagrime imperfecte fondate nel timore. Ma prima, delle lagrime degl'iniqui uomini del mondo. Queste sonno lagrime di dannazione. Le seconde sonno quelle del timore, di coloro che si levano dal peccato per timore della pena, e per timore piangono.

Per tutta la via s'incontra in contadinelle che, canticchiando sommessamente, levano la bruna testa di mezzo all'immenso biondeggiare delle spighe mature... ecco l'ultima salita, ecco il colle, ecco Inverigo coi suoi viali di cipressi, colle sue casette bianche, col suo campanile scintillante al sole, ecco il tranquillo sentieruolo ombreggiato d'acacie, l'ultimo...

Ove li hai presi potenza soprannaturale? In ciascun angolo il più remoto brilla un fiore, brilla uno de' tuoi figli vaporosi che levano la monotonia e il dolore con un vago sorriso che t'inspira amore. L'aria ne è addolcita, e ciascun zefiro che passa accoglie sulle sue tiepidi ali il sospiro d'amore di mille rose.

Si levano i loro capricci, e poi riconoscono d'aver fatto male; con tale sistema pretendono il perdono. E se facessimo noi altrettanto? Sentivo che c'incamminavamo verso i paradossi femminili e non fiatai.