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Aggiornato: 10 giugno 2025
Il freddo che si produceva sotto le lenzuola era così intenso che la pelle mi è rimasta accaponata per tutti quei venti giorni. Mangiare non era possibile, per riscaldarsi o stordirsi il bere non bastava. Non ho potuto nè leggere nè scrivere.
S'era messa a sedere in mezzo al letto e le sue mani esangui e nervose tormentavano le lenzuola. Il suo sguardo errava, senza volont
Nei bauli, due triste casse di legno, il fratello e la sorella rinsaccavano alla rinfusa biancheria, libri, stoviglia di casa non troppo maltrattata dal tempo, gli abiti ancora buoni ad usare in camera, del lardo, del cacio, la coltre, le lenzuola.
Orsù, egli non c'è tempo da perdere; disse Antonio Porro. Madonna, vi prego, annodate le lenzuola del letto, il copertoio, quanto vi capita alle mani. Io faccio la via. E si volse alla finestra dell'anticamera di Galeotto, nella quale si erano in quel trambusto ridotti. Una inferriata diritta ne chiudeva il vano.
Gustavo Chiesi era divenuto il numero 2555, Carlo Romussi il 2556, don Davide Albertario il 2557, Bortolo Federici il 2558, Paolo Valera il 2559, Costantino Lazzari il 2560 e Achille Ghiglione il 2561. La prima volta che si spalancò il nostro cancello e che entrò un sottocapo con due galeotti a fare la distribuzione degli asciugatoi e delle lenzuola, ci fu un po' di confusione.
In un minuto spostavamo i tavoli, mettevamo carta e libri al posto, lasciavamo giù le brande, facevamo il letto e ci buttavamo sul pagliericcio senza aver modo di cambiare la camicia. Chiesi era sempre il primo a toccare le lenzuola. Adagiato, con la guancia sul guanciale, incominciava subito a ruggire come una belva con una palla nella testa. Don Davide non dormiva subito.
Dice l'uno: Beato insogno! e, di languir contento, d'abbracciar l'ombre e imbrattar le lenzuola d'un dolce pianto... ARTEMONA. Ah! ca! A quanti intraviene! PILASTRINO. Dunque non mento. L'altro chiama il cielo crudel che in quella tanta dolcitudine non l'ha fatto morire o ver concesso di non destarsi mai. Cosí facc'io, se mi truovo, in quel sogno, ben pasciuto.
Avesti paura allora? Madonna santa, pareva il finimondo! Mi cacciavo sotto le lenzuola per non vedere e non sentire, ma vedevo e sentivo sempre; e credevo che le anime dei morti venissero a portarmi via in mezzo alle saette. Mio padre, il giorno dopo, mi battè ben bene perchè non ero scesa a chiudere l'uscio. Aveva ragione. Ragione di batterti? Ma sì. E di lasciare in casa una bimba sola?
Nei momenti in cui la febbre non gli offuscava la mente, il Piemontese seguiva con sguardi pieni di gratitudine Cardello che preparava la vescica di gomma col ghiaccio, le lenzuola da ricambiare, e badava a fargli prendere le medicine o ad apprestargli le limonate. Sorridendo, gli diceva: Povero Calogero! Povero Calogero!
Aminta non udiva sempre di così allegri discorsi. Qualche volta si parlava anche dei compagni più gravemente feriti, subitamente aggravati. E appunto due giorni dopo che gli era stata estratta la palla dall'omero, da un letto alla sua sinistra sentì proferire un nome che lo fece sobbalzare tra le lenzuola. Malatesti, Malatesti, avevano detto? Non ne era ben certo.
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