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Viva l’incendio che al felice, assiso Di fronte al sole, urlando va: Ti desta: De’ tuoi sogni d’amor lascia il sorriso, Lascia le sale in festa: Scopriti il capo: al suolo, al suol reclina Le tremanti ginocchia e il volto smorto: Sul lavor, tra le fiamme e la ruina, Il tuo fratello è morto!...

Non men se l'ardua chiave intrudi ed agiti nei giri arcani di ferrato scrigno, senti del morto fabbro uscir lo spirito, che ti parla così dal vecchio ordigno: "Vivi nell'opra tua, garzon, se il vivere ti piace e il viver breve anche t'è grave: o in marmo o in tela o in un pensier recondito o di mestizia in un lavor soave

Era un gridìo di chiare voci ignote, Un fluttuar di suoni, Un aprirsi di porte e di balconi, Fischi di treni, turbinar di rôte: Era l’accorrer gaio e vïolento Di mille forze umane Verso il lavor che d

"Volgiti lieto al mio chiamar. All'opra sempre desta tu vedi in me la pronta Ora del tuo Lavor, madre a robuste speranze, quella che ai cresciuti danni porsi il ristoro dei raccolti frutti, che all'ombra edificai d'una sicura coscienza del tuo vivere la casa.

Purpurea seta la copria, che d'oro e di gran perle avea compassi altieri: di non men bello e signoril lavoro avean gemmati e splendidi origlieri; e giacea quivi il cavallier con vesta di color pare, e d'un lavor contesta. 177 Trecento agli altri eran passati inanti, de' più poveri tolti de la terra, parimente vestiti tutti quanti di panni negri e lunghi sin a terra.

Su le tenzoni del lavor; sul capo Dei vincitori e l’agonie dei vinti, Sguardo sereno ed immortal di Dio, Sfolgora il Sole. Io t’invoco, o Signore, Che nel buio mi guardi. Batte da lungi l’ore La bronzea squilla. È tardi. Spiega la notte l’ale.... Io prego, inginocchiata, Convulsa, al capezzale Di mia madre malata. Piet

Ma tornando al lavor che vario ordisco, ch'a molti, lor mercé, grato esser suole, del cavallier di Scozia io vi dicea, ch'un alto grido appresso udito avea. 4 Fra due montagne entrò in un stretto calle onde uscia il grido, e non fu molto inante, che giunse dove in una chiusa valle si vide un cavallier morto davante.

Il volgo commosso Ripensa, si calma, Capisce che il ricco Può aver nobil alma: Insegna a' suoi figli, Che pace e lavor Del povero sono Salute e decor.

Quivi d'intaglio con lavor divino avea Merlino imagini ritratte: direste che spiravano, e, se prive non fossero di voce, ch'eran vive.

Per un suo tristo comando gli debbo accatastar mille di questi ceppi e la mia dolce signora piange quando mi vegga lavorare e dice che mai lavor vile ebbe un cotale lavoratore. Ecco io mi scordo e pure questi dolci pensier fanno più lieve il lavor mio, che quanto più penso tanto meno fatico. Entra MIRANDA e in fondo PROSPERO.