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Aggiornato: 12 giugno 2025
E neppur Lalla ci si arrischiava a esser lei, e però di tanto in tanto fissava Giacomo con un'occhiata ch'era un rimprovero, un lamento e una preghiera, poi riabbassava il capo come mortificata, sfilando, con un moto delle dita febbrili, le frange dello scialle.
Senza che Maria riacquistasse i sensi le fu fatta la fasciatura della gamba. I begli occhi restavano chiusi, tumefatti, circondati di nero, e dalle labbra coperte di bava usciva un lamento continuo straziante.
E scrivendo questa linea m'è impossibile non aggiungerne alcune di sorpresa e lamento.
Talora io mi arrestava ad udire la nota melanconica d'un grillo solitario, e lo stridulo garrito della gazza bianca che ritornava alla quercia ospitale, e il lamento ripetuto con cui il gufo suole salutare la notte amica.
Bisogna sentirle in Dicembre queste sinfonie, mi dice il prete; non c’è grido, urlo, fischio, lamento e singhiozzo di uomo o di belva, che non echeggi e muggisca nello spaventoso concerto delle bufere invernali. A volte si odono degli a-solo che fanno raccapricciare: sibili lunghi e trillati e gemiti che sembrano di moribondi s’innalzano sulla scompigliata onda dei suoni.
Tanto infiammava i giovani petti l'ardore santissimo di Patria, che la più parte dei feriti non mandava lamento, e taluni mordendo fazzoletto, o panno, e per fino le proprie carni s'industriavano attutirlo, affinchè i compagni che li surrogavano nella lotta mortale non ne ricavassero cagione di sgomento.
Se alcuno mi ci ajutasse... se s'interessasse per me... Dove sono non ci sto male, non mi lamento, ma via, se potessi stare anche meglio... Chi sa! disse con aria misteriosa Emilio, chi sa che un'occasione non si presenti, in cui io stesso possa far qualche cosa per voi!... Ah, signore!... Le sarei tanto riconoscente!...
Ce n'è uno che deve essere in fondo a una camerella sotterranea. Piange come una disperazione. Il suo lamento arriva nella mia cella come quello di uno che sia stato male ammazzato in una cantina. Ecco che grida più forte. Mamma! mamma! Taci, taci, tormento delle mie viscere, tu mi passi per le orecchie come uno spillone puntuto. Abbiate piet
Oh! non mi lamento: i padroni son tutti buoni... Madama è un angelo, severa in certe cose, anche rigorosa, ma un angelo!... Suo padre, povero vecchio, che cosa ne può se la sua malattia ci ha dato tanto da fare? Il signor Cesare è una perla... Oh! eccolo appunto. Cesare entrava; il servo riprese con zelo la sua finzione di spolveramento.
Gisfredo con passi storti e leggieri, con le orecchie attente, per farsi maggior pregio presso il Conte Anselmo, penetrava nelle più riposte stanze reali: i fati lo portavano; perviene entro un andito lunghissimo, con la mano alla parete, in punta di piedi, senza trarre un fiato si mette a percorrerlo; lo percorre, giunge ad una sala, abbandona la scorta del muro, e va oltre: non poteva essere anche a mezzo, quando un gemito represso lo avvertiva, quivi dimorare gente; stava, un lamento femminile fece suonare il vasto edifizio.
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