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Aggiornato: 6 giugno 2025


Quando il gran Scipio dalla ingrata terra, Che gli fu Patria, e il cener suo non ebbe, Esule illustre si partia, qual debbe Uom, che maschia virtude in rinserra; Quei, che seco pugnando andar sotterra Ombre di eroi onde la Italia crebbe, Arser di sdegno, e il duro esempio increbbe Ai geni della pace, e della guerra. E comecchè così scrivesse l'abate Frugoni, viva Dio! è potente scrittura.

Allora Alberada si presenta loro, e gittandosi dietro il cappuccio che le celava compiutamente il sembiante, al priore favella: Guiberto, non andate con codesto traditóre, perchè la vostra testa, da recarsi al papa, tra costui e Roberto è stata patteggiata. Fuggite anzi, fuggite senza indugio. Alberada! sclamano ad un tempo il priore e l'abate.

E vi è di che, riprende l'abate. Tutto il popolo infatti aveva assistito con divozione alla messa; ma con più fervore di tutti, giusto l

Ai due lati di questo semicerchio, nella parte interna, sedevano i signori laici e gli oratori delle corti straniere. Nel centro, sotto l'elevato seggio del papa, quattro segretari; ed il pontefice di rimpetto a tutti, nel mezzo, con due prelati dietro per trasmettere i suoi comandi. L'abate Ugone di Cluny riceveva alla porta i brevi di credenza di coloro che si presentavano al concilio.

Eppure oggi l'abate di Cluny è uno dei santi meglio constituiti del cielo! Come la sapevan lunga quegli uomini dei tempi di mezzo! L'altro intanto, appena ebbe chiusa la porta, si svolse dal mantello e penetrò nelle stanze riposte. Quel piccolo appartamento era addobbato col maggior lusso che allora si conoscesse.

Bella, acclamata, idolatrata; nel gesto, negli atteggiamenti, nella voce della giovane tutto rivelava l'abitudine del comando, tutto indicava un essere gentile, abituato a soprastare, sicuro di piacere, certo che nessuno oserebbe pensare ad opporgli resistenze. Voglio che tu mi ripeta, disse l'abate, quel pezzo... Al dolce guidami... L'ho gi

Nel palco della principessa Calliraki, bellissima dama greca, che si trovava da un mese a Venezia, l'abate Pildani dopo il primo atto declamava, gestiva con in mano il suo ombrello verde. Dica, signor Abate... lei che conosce questa grande artista.... crede sia possibile che essa abbia commesso un delitto?... domandava la principessa.

Voi favellate da sapiente, monsignore arcivescovo, risponde l'abate, ma Bonizone pregò tutti i giorni per l'arciprete, e non pensò più a suo figlio. L'arciprete poi comprò il papato da Benedetto IX e si dimandò Gregorio VI. signore, l'interrompe ancora l'arcivescovo. Io ero a Roma allora.

Recata al frate fu la stola tosto: l'empio guascone in ginocchion s'è posto. Comincia i crocioni e le parole l'abate pio, che gli occhi stralunava. L'indegno di veder luce di sole con le sue nocca il petto si picchiava. Finí l'uffizio, quando finir suole. L'abate all'amalato dimandava com'egli stesse e come si sentisse. L'empio teneva in lui le luci fisse,

L'abate parlò alcuni minuti, facendo il suo esordio, insistendo sul mal vezzo delle calunnie, sulle accuse strampalate da cui erano spesso bersagliati gli artisti; alla fine soggiunse: Sai che cosa si dice di te? Che cosa? domandò Antonietta, i cui occhi cercavano il Gandi in fondo alla sala, e che ascoltava l'abate con molta noncuranza. Si dice... si dice... e l'abate non osava andare innanzi.

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