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Ed ecco a un ch'era da nostra proda, s'avvento` un serpente che 'l trafisse la` dove 'l collo a le spalle s'annoda. Ne' O si` tosto mai ne' I si scrisse, com'el s'accese e arse, e cener tutto convenne che cascando divenisse; e poi che fu a terra si` distrutto, la polver si raccolse per se' stessa, e 'n quel medesmo ritorno` di butto.

Quando il gran Scipio dalla ingrata terra, Che gli fu Patria, e il cener suo non ebbe, Esule illustre si partia, qual debbe Uom, che maschia virtude in rinserra; Quei, che seco pugnando andar sotterra Ombre di eroi onde la Italia crebbe, Arser di sdegno, e il duro esempio increbbe Ai geni della pace, e della guerra. E comecchè così scrivesse l'abate Frugoni, viva Dio! è potente scrittura.

Gia` eran li occhi miei rifissi al volto de la mia donna, e l'animo con essi, e da ogne altro intento s'era tolto. E quella non ridea; ma <<S'io ridessi>>, mi comincio`, <<tu ti faresti quale fu Semele` quando di cener fessi; che' la bellezza mia, che per le scale de l'etterno palazzo piu` s'accende, com'hai veduto, quanto piu` si sale,

Ell’ è Semiramìs, di cui si legge che succedette a Nino e fu sua sposa: tenne la terra che ’l Soldan corregge. L’altra è colei che s’ancise amorosa, e ruppe fede al cener di Sicheo; poi è Cleopatr

Ell'e` Semiramis, di cui si legge che succedette a Nino e fu sua sposa: tenne la terra che 'l Soldan corregge. L'altra e` colei che s'ancise amorosa, e ruppe fede al cener di Sicheo; poi e` Cleopatras lussuriosa. Elena vedi, per cui tanto reo tempo si volse, e vedi 'l grande Achille, che con amore al fine combatteo.

E se non hai danaro, come conti di mantenere tua moglie, rinunziando alla dote? Col mio pennello, affermò malinconicamente il pittore; fin che Cristo cener

Ell’ è Semiramìs, di cui si legge che succedette a Nino e fu sua sposa: tenne la terra che ’l Soldan corregge. L’altra è colei che s’ancise amorosa, e ruppe fede al cener di Sicheo; poi è Cleopatr

que’ cittadin che poi la rifondarno sovra ’l cener che d’Attila rimase, avrebber fatto lavorare indarno. Io fei gibetto a me de le mie case». Inferno · Canto XIV Poi che la carit

L'altr'è colei che s'uccise amorosa E ruppe fede al cener di Sicheo, L'altr'è Cleopatras lussuriosa. ¶ Questa che amorosa uccise fu Didone moglie de' re Sicheo di Cartagine, la quale, dietro alla morte di lui sopra il suo cenere di non accompagnarsi con altro uomo, secondo l'usanza, promise.

sempre con l'arte sua la fara` trista; e se non fosse che 'n sul passo d'Arno rimane ancor di lui alcuna vista, que' cittadin che poi la rifondarno sovra 'l cener che d'Attila rimase, avrebber fatto lavorare indarno. Io fei gibbetto a me de le mie case>>. Inferno: Canto XIV Poi che la carita` del natio loco mi strinse, raunai le fronde sparte, e rende'le a colui, ch'era gia` fioco.