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Aggiornato: 24 giugno 2025


A pochi può essere ignoto Publio Cornelio Scipione, il distruttor di Cartagine. Fu egli nipote per adozione dell'altro che l'avea resa tributaria di Roma (e che noi, a distinzione del nostro, chiameremo sempre col solo prenome di Publio), ed era figliuolo di quell'Emilia da cui Perseo, il Re di Macedonia, fu gi

Quindi Cartagine domata dovette fare meno una pace che non una capitolazione; fu multata, spoglia di sue navi e suoi elefanti, ristretta all'Africa, ivi diminuita a pro di Massinissa, ed impegnata a non guerreggiare se non consenziente Roma; ridotta, in somma, a poco piú che provincia.

Giunge finalmente a Cartagine, dove viene trascinato dal proconsole. Ode parole di scherno. Viene considerato prigioniero di guerra e condannato alla schiavitù imperiale. Verr

Ed egli, al vedere che nessuno lo abbadava, dava in smanie maggiori. Un vecchio schiavo lo avvicinò; un povero vecchio, ricurvo sotto il peso degli anni. Veniva mandato a Roma per morire nel circo, perchè egli, un rettore ben noto a Cartagine per la sua eloquenza e sapienza, era stato scoperto consenziente agli incendiari di Roma. Il vecchio disse allo schiavo. Ti calma fratello! Pazienza! Mai!

Roma cittaduzza latina avea sanciti trattati di navigazione con lei , Roma giá potente gli avea rinnovati . Ma ora Roma cresciuta in signoria ed ambizione occupava Messina . Cartagine nol patí, e la guerra diventò terrestre insieme e marittima.

Dopo di che, sdrucciolava al caffè o alla birreria, dov'erano i suoi compagni d'oziosaggine. Si trincava, si cinguettava d'arte ed anche di filosofia trascendentale. Qualche volta, pensando ai debiti, si studiava sul sodo un disegno finanziario; e allora, veniva magari in campo l'idea d'una colonia italiana sul territorio dell'antica Cartagine.

La virtù della rivoluzione partita da Gerusalemme fece come Scipione quando se ne andò a portare la guerra a Cartagine, passò a Roma, e ci crollò l'impero. Pensando, che precipua cura del governo avesse ad essere l'attraversare ogni commozione popolesca, si dette ad intendere di fare opera patriottica prevenendo con l'omicidio politico il tumultuario spargimento di sangue.

Che anzi, la potenza di questa non sembra esser diventata preponderante nel Mediterraneo, se non appunto quando cadde l'etrusca; e la rivalitá che siam per vedere di Roma con Cartagine non fu probabilmente se non retaggio tramandatole dalla Etruria. Colture.

Trasportati a Cartagine, caddero nelle mani di Belisario e furon da questi riportati a Bisanzio. Gli ebrei allora, come afferma Procopio, li reclamarono all'imperatore Giustiniano, che li fece portare in una chiesa di Gerusalemme. Strana storia, invero, quella di questi tesori del Tempio, portati altra volta a Roma da Tito!

Desti a l'arrivo e curiosi, gl'incoli d'Italia, a cui per lunga figliazione, fremono in cor gli spirti e le memorie del secondo e del terzo Scipione Accorrono: "Portate di Cartagine buone nuove? Laggiù, tra le rovine, nido a l'aquile nostre, ancora crescono i fichi, ovvero crescon le spine?"

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