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Aggiornato: 15 giugno 2025


Ma stimi che s'alcun formoso la chieda in copula matrimoniale, per amor tuo voglia giacer frigida nel lecto? LAMPRIDIO. Protodidascalo, non far questa ingiuria al bello animo suo, ch'io nol comporterò.

Non vi fu messa chiosa veruna, che vi fusse decto: Se egli vi fa ingiuria, non l'amate: no; ma libero e schiecto, perché fu dato a voi dalla mia Veritá, che con schiectezza l'osservò e fece. Con questa schiectezza il dovete observare voi, e, se non l'osservate, fate danno a voi e ingiuria a l'anima vostra, privandola della vita della grazia.

VIGNAROLO. Perché mi fate ingiuria? PANDOLFO. Perché l'hai fatta tu a me: «l'ingiuria che si riceve, è figlia dell'ingiuria che è stata fatta prima». Io ti fo ingiuria non uccidendoti, e per non ingiuriarti ti vo' uccidere! E questo desiderava io: che niuno si possa tramettere che io non ti tratti come meriti. VIGNAROLO. Oimè! oimè! PANDOLFO. Ti dole forsi che non fo quanto meriti?

DON FLAMINIO. Non piaccia a Dio che ciò sia! ché se per altre cortigianucce di nulla ci siamo azzuffati insieme, pensa tu che farebbomo per costoro; e questa ingiuria io la sopporterei piú volentieri da ogni uomo che da mio fratello. PANIMBOLO. Egli da quel giorno della festa è divenuto un altro.

67 E se bene alla ingiuria ed a quell'onta ch'oggi fatta ti fu per ignoranza, l'onor che ti fai qui s'adegua e sconta, o (per più vero dir) supera e avanza; la satisfazion ci ser

E non vi ritraete da questo pascere per ingiuria per alcuna prosperitá, cioè che non voglio che alziate il capo per impazienzia per disordinata allegrezza, ma umilmente actendete a l'onore di me e alla salute de l'anime e alla reformazione della sancta Chiesa. E questo mi sará segno che tu e gli altri m'amiate in veritá.

Il Visconti, appena sentì che il Fossano era una creatura dell'abborrito suo cugino, pensò sarebbe stata per lui grandissima compiacenza il poter trarre alcuna vendetta di lui, coll'offendere quegli che in qualche modo gli apparteneva, e quantunque pensasse che in faccia a tutta Venezia non gli conveniva offendere direttamente chi non gli aveva usata ingiuria di sorta, pure stabilì aspettare l'occasione; e sobillato anche dalle amare parole di Attilio Gritti, che nulla aveva intralasciato per rendergli odioso lo sventurato giovane, si compiacque meditando qualche modo a tormentare chi non gli aveva fatto un male al mondo.

Voi vedete bene che, stando ne l'odio, voi fate ingiuria a me, perché trapassate il comandamento mio, e fate ingiuria a lui, privandovi della dileczione della caritá. E giá v'è stato comandato che voi amiate me sopra ogni cosa e 'l proximo come voi medesimi.

Oh quanto felici coloro che morti sono! che sará della mia vita? Cintio, vo' cercando di te per tutta la cittá. CINTIA. Eccomi al vostro comando. ERASTO. Abbreviamo le ciancie. Dimmi di grazia, Cintio, che ingiuria o dispiacere tu ricevesti da me mai, ch'io meritassi d'esser cosí amareggiato nell'anima per tuo conto? e sotto una finta amicizia nascondessi un verace tradimento?

Tuccio di Credi non rispondeva; era allibito; era rimasto di sasso. Ma non era rimasto di sasso il vecchio gentiluomo che lo aveva condotto lassù, e che non poteva intendere le ragioni di quella gran collera di Spinello Spinelli. E non si fosse trattato che di collera! Ma c'era di peggio; c'era il segno di una gravissima ingiuria, o d'una terribile vendetta.

Parola Del Giorno

dell’esule

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