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Aggiornato: 21 giugno 2025
si alza, e, in orgasmo, come se non parlasse più per difendersi, ma per esaltarsi. Ma se arrischiavo di perderlo questo amore? Colpire lui e perdonare lei! Ah! Tu non conosci Nicoletta. Ella è donna capace di rifiutarlo il perdono! Ella era capace di lasciarmi! RAIMONDO indignato. Oh! E tu?...
Gli piaceva, a lui che della socievolezza era stato maestro e del rumore aveva fatto la sua vita, e sangue delle emozioni e del rischio, gli piaceva non veder troppa gente intorno; qualche volta non voleva veder nessuno; e i domestici ricevevano ordine di dire ch'era assente. Non si poteva più rubare; il maggiordomo se n'era indignato e aveva preso congedo, perchè sua signoria rifaceva i conti con una meticolosit
Indignato della condotta dei Bianchi, abolì la secolare loro prerogativa; che però in forma di proposta fu mantenuta ed accettata dal Governo fino al 1819. Ultime distinzioni: la sepoltura ad libitum dei parenti ed i pubblici funerali.
E fattosi serio a un tratto, restò con la testa un po' inchinata sulla spalla, in atto di chi ascolti col più vivo interesse e con la massima attenzione. Il zu Vito si carezzò la bocca, poi gli raccontò come s'eran passate le cose tra lui e Striati, e lo pregò che volesse andar da quest'ultimo, a fargli intendere ragione. Sicuro.... principiò il notaro tutto indignato. Ma l'altro l'interruppe.
Perchè hai fatto questo? Perchè? le gridò, indignato contro sè stesso, contro i capricci mondani e contro tutte le donne mondane. La inferma non rispose, ma lo guardò con tale espressione di silenzio! Non dovevi farlo. Non ne valeva la pena le disse ancora lui, esaltatissimo.
Al rifiuto di lei, il Ministro indignato va a domandarle la ragione dell'insulto; ella nega sfrontatamente di aver mai pensato a quella carica; e quando il ministro le mette sotto gli occhi la lettera del marito, ella gliela strappa di mano e la butta nel fuoco del camminetto.
³²⁵ Villabianca, Diario, in Bibl., v. XXVIII, pp. 59-61. Villabianca esclamava indignato: «Questi ministri non si vergognano di esser disonesti, e somigliano a quelle donnacce che si danno, e poi si ribellano quando per poco si dica loro baldracche!»³²⁶. ³²⁶ Diario ined., 5 nov. 1791, pp. 184-85.
La morte del conte di Squirace avea indignato e fatto inorridire l'aristocrazia napoletana. L'odio contro il presunto assassino era, nella popolazione, fomentato dall'alto. Però, nella stessa aristocrazia, alcuni, più spregiudicati, o più intelligenti, faceano osservare il delitto essere stato commesso in circostanze ben strane.
Prima di scrivere certi articoli di polemica, passeggiava in su e in giù per l'ufficio, sbuffando tutto indignato, buttando via i fasci dei giornali, apostrofando a voce alta i suoi avversari, chiamandoli pezzi d'asini, bellissimo nella sua irrequietezza e in quegli impeti d'ira.
Il Casalbara ora rimasto indignato da quella lettera. Non rispose nemmeno al Kloss: pensò di scrivere invece al suo amministratore, il ragionier Vigliani, per quanto anche questo passo gli riuscisse penoso.
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