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Aggiornato: 16 maggio 2025
In una piccola sala, tappezzata di un bel damasco verde, ornata all'ingiro di ricchissima suppellettile forestiera e di quegli ampii e diversi seggioloni inventati così a proposito dalla moda per i lunghi ozj degli annojati del nostro tempo, un vecchio servitore in livrea s'affaccendava a ravvivare il fuoco sul camminetto, quantunque non fosse ancor finito l'autunno, e il bel sole d'ottobre cercasse di penetrare da due balconi, attraverso le doppie tende cadenti fino al suolo.
E pensando queste cose andavo cercando una frase molto significante con cui cominciare il discorso, nel caso che il destro si presentasse. La fortuna m'assistè. Vittor Hugo uscì per un momento, poi tornò vicino al camminetto e mi sedette accanto. La conversazione s'era rotta in molte conversazioni. Il momento non poteva essere più opportuno.
Il vecchio orologio a pendolo, che spiccava sulla tavola del camminetto, nel salottino dell'ex frate, aveva gi
Quasi tutti parlavano. Quando entrò Vittor Hugo tutti tacquero. Egli sedette vicino al camminetto, sopra un sof
Giunti a casa trovammo sul camminetto una bottiglia di vecchio Borgogna che in quel momento ci apparve più cara di tutte le moine. Oh! non erano sconoscenti i buoni abitanti della Còte d'Or! Le gentilezze di cui ci erano prodighi infondevano nuovo ardore nei nostri petti, e tutti noi anelevamo un combattimento per mostrare che non eravamo indegni della fiducia che in noi riponeasi.
Al rifiuto di lei, il Ministro indignato va a domandarle la ragione dell'insulto; ella nega sfrontatamente di aver mai pensato a quella carica; e quando il ministro le mette sotto gli occhi la lettera del marito, ella gliela strappa di mano e la butta nel fuoco del camminetto.
Appena si destò la fiamma sul camminetto, dalla porta opposta a quella, per la quale usciva il servitore, videsi entrar la contessa Cunegonda. Andò a sedere a una tavola di legno nero sottilmente intarsiata d'avorio, ov'ella soleva occuparsi della sua epistolare corrispondenza.
Ravvolto in una zimarra imbottita, dal collare foderato di pelle di gatto bigio, il signor Omobono si raccostò, strisciando le emerite pianelle, al camminetto dove, non si può dir bruciavano, ma andavano scoppiettando, due tizzoni umidicci e riarsi, posti in croce sopra un monticello di cenere; acconciatosi a sedere a cavalcione del fuoco, stese le calcagna su due mattoni messi l
La nottata passò, e nulla di nuovo ci annunziò il giorno seguente; i Carabinieri Genovesi tornarono dagli avamposti, le legioni italiane non si mossero neppure; per ora tutto annunziava riposo. Che giornata triste, uggiosa, pesante! il cielo era oscuro, la neve caduta nei giorni decorsi era ghiacciata, da un lato all'altro delle vie si poteva patinare e furono fatti sdruccioloni tremendi. Ci dissero di star pronti per il domani; noi trascorremmo cinque o sei ore a chiacchera davanti il camminetto fumando, ragionando di Firenze, che ci appariva come un sogno lontano e delle feste da ballo in cui saranno stati immersi i nostri amici, allora nel pieno sviluppo del Carnovale. Non si sperava che ci rammentassero: un giro di wals, una stretta di mano, un'occhiata procace per la gioventù d'oggi ha molto più attrazione della lotta tra l'Umanit
Sorgeva sullo scrittojo una formidabile falange di latini in-folio, legati in pergamena, che quantunque non tocchi da anni, dovevan dare a' visitatori sommo concetto della sapienza teologica del Padre. Sotto un gran Crocifisso sculto in legno di bosso, che pendeva dalla parete tra la finestra e il camminetto, vedevasi l'inginocchiatojo; e presso a quello un comodo seggiolone coperto di rascia rossa: era l
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