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Li guardai attentamente; s'avanzavano di trotto; eran dieci, parte vestiti di color oscuro, parte di bianco; mi parve che nessuno avesse il fucile; il capo era un vecchio colla barba bianca; mi rassicurai. Formiamo il quadrato! gridò il cuoco. Non c'è bisogno risposi. Il vecchio della barba bianca s'era scoperto il capo e si dirigeva verso di me colla berretta in mano. Era un Israelita.

Quando riebbi coscienza di me, ero nella mia camera, lungo disteso nel mio letto. Mi guardai dattorno istupidito, non sapendo darmi ragione di niente. Adagino adagino, quasi volessi vedere se ero io e non un altro in quella postura, provai a muover la testa, e mi venne fatto; le braccia, e mi sentii dolere dalle spalle alle mani; le gambe, e non mi parve che rispondessero affatto.

Io lo guardai in volto come per interrogarlo. Egli era bello, sereno, era tornato nobilmente calmo; e v'era qualche cosa di così virile su quel suo viso di fanciulla, e v'era tanta forza in quella sua stessa debolezza, che io compresi come una donna avesse potuto accettare il suo amore anche a prezzo della vita.

Ma poi parve pentita delle sue parole. Domandò di vedere i miei libri greci: li girò in alto, in basso come una cosa nuova. Dissi io allora: Anche lei leggeva, signora. Ah, il mio libro non si può vedere: e sigillò il libro, posando sulla busta di cuoio la mano. Io non insistetti e tacqui. Ma dopo un poco mutò pensiero. Guardi mi disse audacemente. Guardai. Era un libro francese, un romanzo.

«Parricida!» e per lunga ora nessuno ebbe coraggio di schiudere il labbro. Ricominciava Manfredi: «, non parlare, tu non diresti parola che la coscienza non me l'abbia mille volte ripetuta: presumere che la tua lingua laceri quando mi ha lacerato costei.... Se possono i rimorsi espiare le colpe.... oh! tremendo fu il mio peccato, ma senza pari il rimorso. Correva la notte del 13 decembre, giaceva l'Imperatore ammalato.... io mi sedeva accanto al suo letto.... la clamide e la corona imperiali, posavano sopra una tavola poco discosto da me.... mi assaliva il Demonio; i miei occhi si affissarono su la corona, pensai al potere, pensai alla conquista.... vidi Re vinti, nazioni debellate ai piè del mio trono.... osservai entro i secoli futuri, ed ogni secolo mi svelava il mio nome luminoso di fama.... più mirava i gioielli che l'adornavano, più mi pareva che splendessero.... stesi le mani per afferrarla.... ahi! le rattenni a mezzo l'atto.... quantunque io mi stessi tra Federigo e il diadema, nondimeno la vita dell'Imperatore stava tra me e la corona; mi si intenebrò l'anima, guardai mio padre, dormiva, un lieve alitare accennava la vita.... Togliti, o morte, invocai dal profondo, cotesto avanzo di vita!... Presero ad agitarsi le labbra dell'Imperatore, e a mormorare tra il sonno: Corrado porter

«Tutta notte vegliai, angosciata dalla paura di non destarmi abbastanza presto per essere in ordine a quell'ora mattutina. Alle sei mi alzai senz'aver chiuso un occhio. Alle sette ero vestita per ricevere. Con un'ora dinanzi a me, guardai trenta volte l'orologio e feci dei calcoli infinitesimali, per persuadermi che avevo il tempo di prendere il caffè prima che Max venisse.

Ed allora la guardai. Non si vedeva, nel suo volto impenetrábile, che una specie d’irritazione calma, di crudelt

Io la guardai, pieno di orrore e di pianto, mentre tutte le rose falciate le cadevano a' piedi. Poi guardai, pieno di odio, la Vita. Oh con che senso di velenoso disgusto sul mattino intesi il canto improvviso d'un gallo rompente nella chiara serenit

Perchè mai? mi domandò gentilmente. Vittor Hugo è così dolce, così affabile con tutti! Egli ha il cuore d'una fanciulla e i modi d'un bambino. Tutto quello che v'è di aspro e di terribile nei suoi libri è uscito dalla sua grande immaginazione, non dal suo cuore. Non vedete che gli trapela la dolcezza dal viso? Guardatelo. Lo guardai.

Il Gongora lo conosceva, e gli domandò: "È un lavoro che ammazza, non è vero?" E quegli rispose sorridendo: "Non mi pare," e si ricurvò sul suo quadro. Lo guardai come avrei guardato una creatura d'un altro mondo. Passammo negli stanzini da bagno, piccoli, fatti a vòlta, e rischiarati dall'alto per mezzo di alcuni fori aperti nel muro, in forma di stelle e di fiori.