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Aggiornato: 18 giugno 2025
La guardai in volto tacendo, e mi parve grave e severa. Camminavo in silenzio dopo qualche istante, quando un magnifico falco attraversando la valle ci passò rapidamente davanti gli occhi, penetrando nel bosco vicino, dal quale dopo uno stormire di fronde s'intese un confuso cinguettìo, e si videro uscire alcuni uccelletti spaventati. Un bel falco!... dissi io.
Poco stante mi consegnò una lettera pervenuta durante la mia assenza. Per me? le domandai. Per te, rispose, e si chinò ad accarezzare la piccina. Guardai la soprascritta. Erano i caratteri di Eugenio. Per un momento non provai altro che un'emozione viva, ma incerta come cosa che sta tra il piacere e il dolore.
A un tratto m'accorsi che un uomo mi guardava lo guardai; era bruno, di mezzana statura, giovane tuttavia ed assai bello. Non era il ritratto che io cercavo, e volsi il capo altrove, e per poco mi parve d'avere il fatto mio e corsi dietro ad una persona alta, di cui io non vedeva che le spalle, ma che avrei giurato ch'era Eugenio.
Apersi l'uscio e guardai. Lidia, in accappatojo, coi capelli sciolti, aspettava in piedi presso una poltrona. Da una tavola sotto la finestra, una lampada alquanto attutita dal paralume a smeriglio, sprigionava luce blanda, quasi pulviscolo azzurrato, che veniva a stendersi sui capelli, sulla fronte, sulle guance di Lidia e le dava una stanchezza, come dopo il ballo, al sorger dell'alba.
La guardai trasognato. Come poteva fingere a quel modo, con gli occhi tanto sinceri? Se veramente avessi compito l’impresa notturna, non m’avrebbe parlato altrimenti nè guardatomi con più limpidi occhi. Nel primo stupore pensai che ci avesse creduto ancor essa ma la favola implicava un suo intervento diretto e lo sapeva bene che avevo mentito. Ebbe il coraggio di aggiungere:
Ci accostammo. Tu! esclamai maravigliato, riconoscendo Federico Toacci. E mi chinai a leggere l'iscrizione. Essa diceva: A UN'UMILE MORTA PER AMORE Guardai Federico con lunga occhiata significativa. T'inganni egli disse col solito ironico accento, tirandomi da parte. Questo monumento mi è servito bene presso altre donne.
Nessuno di noi seppe ingoiare la minestra. Guardai che cosa mi aveva scodellato nella gamella. Vidi una pasta che mi pareva esalasse un non so che di tufaceo e una broda piena di scandellature gialle alla superficie. Tutto assieme mi faceva recere. L'afa del pomeriggio ci rendeva inquieti e ci faceva sentire un bisogno prepotente di uscire all'aria a vedere un po' di cielo.
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