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Aggiornato: 15 giugno 2025
«Si va al cimitero per una via che sale leggermente ad un colle. «Nel piccolo campo dei morti, a sinistra, stavano schierate le casse che serrano i poveri uccisi. Ce n'era una, grande: una vecchia barella tinta di grigio con due larghe fasce di nero che s'incrociavano. «Il custode, levato una grossa pietra da su il coperchio, lo sollevò.
E il signor Foresti mi presentava sul dorso della mano, dall'alto della sua statura atletica, la sua barba, dove il grigio gi
Brillavan sotto i nostri occhi le aquile d’oro del ponte di Santa Catalina, ultima barriera verso l’oceano del grigio lento fiume Urumea. Di l
Poi, scendendo sempre più, mise de' riflessi d'oro nel lago grigio delle nebbie, le quali si squarciarono, si divisero in gruppi, si sollevarono e batterono quasi in ritirata, indugiando per le gole, dinanzi alla gloria invadente di quel bel sole d'agosto. La porta della stalla girò sui cardini, sulla soglia comparve la figura scamiciata e grottesca dello stalliere.
mercoledì:. calzoni caffè gilè e soprabito grigi. giovedì: gilè e calzoni caffè soprabito grigio.... ecc.
La gazzarra fu più rumorosa la sera in cui lo videro uscire dal portone in camiciotto bianco e capellaccio grigio di felpa che gli copriva le orecchie, col tamburo su la pancetta e in una mano il mazzo con la grossa capocchia di pelle e nell'altra una bacchetta, accompagnato dalla giovane moglie del burattinaio, in maglia carnicina e vestito corto, che suonava la tromba, mentre Cardello picchiava sul tamburo da un lato col mazzo e dall'altro con la bacchetta, serio, impettito, quasi quello fosse stato sempre il suo mestiere.
Il tempo era scuro. I colori pomposi dei trecento soldati della scorta pigliavano un vigore meraviglioso dal grigio del cielo e dal verde cupo della campagna.
Inutile scrivere al professore dissi al vecchietto che mi aveva portata la lettera fra mezz'ora sarò da lui. Sulla soglia, uscendo, il vecchietto si voltò per raccomandarmi: Sa, signore: il paracqua! Il tempo minaccia. Si preparava, difatti, una brutta giornata: cielo grigio, aria umida e fredda. Qualche goccia di pioggia mi colpì sulla faccia appena misi piede fuori di casa.
Verso oriente era la chiesa bigia col livido campanile, cui s'aggruppavano stretti attorno gli altri edifici, i quali a mano a mano andavan poi disseminati in mezzo al verde, spinti fino al mare, collocati più alti sul lene pendio dei colli; e frequenti balzavan fuori tra casa e casa i ciuffi di verzura, i ciuffi argentei degli ulivi.... Dominava il grigio, per i ciuffi degli ulivi e per le lastre di ardesia che coprivano i tetti.
I capelli di Luisa Cima sono nerissimi, di una grande finezza, morbidi, così lucidi che paiono bagnati e malgrado che sieno molti, per la loro finezza e per la la loro morbidezza, si possono chiudere in un pugno: ella li rialza poco più su della nuca, in molle disordine, con una grossa forcinella di tartaruga bionda, una sola, che ne trapassa il nodo e lo sostiene: qualche ciocchetta lieve ne sfugge: sotto la linea nera che essi formano, rialzati tutti sulla fronte e sulle tempie, la fronte si distacca, più vividamente pallida. Gli occhi di Luisa Cima sono oscuri, di tinta incerta. Ma oscuri, non neri: vi è chi li ha visti marrone oscuro e chi grigio scuri: mai neri. La loro espressione è sempre duplice: tenerezza e malizia, miste insieme. Spesso vi è lotta intima, fra queste due espressioni: vince l'una o l'altra, secondo il momento. Talvolta la tenerezza degli occhi di Luisa va sino al languore e quasi quasi vorrebbe far credere a un sentimento segreto: talvolta la malizia sopraff
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