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Aggiornato: 27 maggio 2025
mercoledì:. calzoni caffè gilè e soprabito grigi. giovedì: gilè e calzoni caffè soprabito grigio.... ecc.
E continua i suoi scarabocchi. Spesso accende un sigaro, poi butta il sigaro a terra e si mette il cerino in bocca; introduce i bottoni del soprabito nelle asole del gilè; s'infila due guanti a una stessa mano; imposta le lettere in uno sportello di carrozza.... A proposito di lettere. Doveva scrivere al professore Manassei e invece comincia: Caro professor Cencetti....
A quarantadue anni avvengono in noi dei fenomeni che fanno paura. Non si osa credere che il cuore possa tornare indietro, essere in credito di qualche cosa e avere delle tratte in scadenza. Non si può più fare il sentimentale, perchè certi vestiti stretti non vanno più bene, si ha suggezione della gente; se ti piglia il fuoco, badi a bruciar tutto di dentro, a inghiottire i carboni accesi, a non lasciar trasparire di fuori nemmeno il fumo che ti soffoca. Insomma si soffre in silenzio come un pesce agonizzante. Se io avessi avuto dieci o dodici anni di meno, avrei osato dire a me stesso: Gerolamo, tu sei innamorato di quella donna! Ma vi pare? potevo essere quasi suo padre: e poi c'era di mezzo un morto, un caro amico, a cui dovevo dei riguardi e del rispetto. E poi, per quanto non brutto e non decrepito, non è con questi pochi capelli e con questa larghezza di gilè che un uomo della mia et
Portava sempre abiti di mezza stagione, uno tutto grigio e l'altro tutto caffè scuro, che combinava in modo sapiente, come le scarpe, allo scopo di far credere avesse un corredo di vestiario fornito quanto quello d'un principe. Anche per le vesti aveva una specie di programma di questo genere: lunedì: calzoni grigi gilè e soprabito caffè. martedì: gilè e calzoni grigi soprabito caffè.
In Costantino Lazzari è rimasta l'avversione del Fascio Operaio per gli «intrusi». Un socialista dottore o avvocato o scrittore o ingegnere o architetto gli fa torcere il viso dall'altra parte. Ha per tutti costoro un'antipatia invincibile. Li chiama i socialisti dal panciotto bianco o i socialisti dal gilé de gess. Si dice che la gratitudine non sia il suo forte.
Il cavaliere Ignazio Cipicchia, deponendo le sue sofferenze morali nel gilé d'un amico d'infanzia, gemeva con accento malinconico: Ho sposato un'oca, credi, una vera oca.... ma che dico?
Il collo di Cornetta diventò prima paonazzo, quindi livido e finalmente nero: le mani bianche. I medici gli sbottonarono il gilè, accostarono l'orecchio al petto, ma non dissero dopo quanti secondi precisi Cornetta era spirato: il cadavere fu staccato dalla corda e deposto nella cassa dopo quattordici minuti. La giustizia americana era soddisfatta: aveva strozzato un pazzo furioso.
La cosa, anzi, prese tal piede, che il cavalier Cipicchia, nelle espansioni versate nel solito gilé dell'amicizia, in capo a due settimane ebbe a dire: È un portento, quella donna!... non ho mai sentito nulla che.... anzi, se proprio l'ho a dire, è persino troppo. Davvero? Ah sì, troppo!
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