Vietnam or Thailand ? Vote for the TOP Country of the Week !
Aggiornato: 19 giugno 2025
PANTALEONE. ¿Un solo, ah? ¿o más de uno? juro por esto poderoso brazo y por esta tajadora espada, con la cual he hecho tantas hazañas en essas nuevas y vejas Indias, que si no fuesses pobre hombrecillo te enviaría por embajador de las ánimas dañadas. GERASTO. Per adesso non ho altri inimici.
GERASTO. Or che diresti o faresti, se non avessi detto e fatto quel che hai fatto e detto? Io ti darò in mano della corte e del boia che ti facci dar di capo in un capestro, non senza le debite cerimonie prima, della mitra, dell'asino, della scopa, di fischi e riso di tutto il populo.
ESSANDRO. Se ben Gerasto non è degli accorti uomini di questa terra, pure con questo inganno ingarbugliaremmo altro cervello che il suo. Ma chi sará costui che saprá fingere Nartícoforo, e Cintio quel giovane cosí storpiato? PANURGO. Stimate voi che disponendomi io a questo, non sappi fingere Narticoforo, quel maestro di scuola?
PANTALEONE. El capitan Pantaleon, destruidor de castillos, asolador de ciudades, dejarrettador de ejércitos y desplanta campaña. GERASTO. Potrebbe essere che fussi sfrattacampagna, perché spesso fuggi.
E poi m'ha mandato un suo abnepote o trinepto a minacciarmi, se non mi parto fra mezza ora, di voler uccidermi. GERASTO. Che cosa è trinepto? NARTICOFORO. Mon sapete voi la linea delia consanguineitá? «Est nepos cuius relativum est avus, sic proavus cuius relativum est pronepos, sic abavus cuius relativum est abnepos». GERASTO. Non mi curo saper questo io.
PANURGO. Sono in vostro potere, fate di me quel che vi piace; e se questo vi par poco, giungetevi altrotanto, ch'io soffrirò ogni supplicio. Ma di grazia, ditemi, di che vi dolete di me? GERASTO. Come! di che mi doglio di te?
GERASTO. Se lo diceva a Santina mia moglie, che è una cicala, sarebbe andata cicalando per gli parenti, amici e vicini, e n'arebbe pieno Napoli in un'ora; e poi forse non essendo d'accordo, saressimo stati burlati da tutti. ESSANDRO. Quando dunque verran costoro? GERASTO. Quanto prima, e forse verran oggi che è giornata del procaccio. ESSANDRO. Oimè!
SANTINA. Io con men di cento. GERASTO. Io con men di cinquanta. SANTINA. Io con men.... GERASTO. Lasciami finir di parlar, se vuoi. Colui se la torrá nuda. SANTINA. Questo mio gli fará la sovradote. GERASTO. Il mio gli dará cento ducati di piú. SANTINA. Il mio, dugento. GERASTO. Il mio.... SANTINA. Anzi il mio.... GERASTO. Tu non sai che voglio dire, e passi innanzi.
GERASTO. Ch'io vorrei essere il tuo orto, piantarti nel mio seno, zapparti ben bene, inaffiarti e farti produrre i piú bei frutti che nascessero giamai. Almeno fussi ape che andasse succhiando quel mele che sta dentro cosí bel fiore. Almeno potessi darli quel che li manca. ESSANDRO. Ne ho soverchio e m'avanza. GERASTO. Non dico quel che tu pensi. ESSANDRO. Né tu pensi quel che dico.
Ma farò prima tutto quello che sará possibile, accioché i loro desideri non abbino effetto. Andrò a travestirmi, ridur quelli a casa e attendere al fatto mio. ESSANDRO. Oh, con quanto buon animo vi meno a casa, poiché vi veggio cosí bene adobbati e andar con tanta riputazione che sareste per darlo ad intendere ad altra persona che Gerasto.
Parola Del Giorno
Altri Alla Ricerca