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FORCA. Io non posso trovar cosí belle parole per ringraziarvi di cosí illustri titoli che mi date. FILIGENIO. Io non so che dir piú, posso dir tanto che non sia mille volte piú di quel che dico. FORCA. A chi fo male io? FILIGENIO. Agli amici, agli inimici, a quanti puoi. FORCA. Nessuno stima questo di me. FILIGENIO. Perché tutti lo tengono per fermo.

MALFATTO. Misser no: un somaro. PRUDENZIO. E quo casu lui? MALFATTO. Non ho comparato caso, messer no. Avete fame, neh vero? PRUDENZIO. Io arei per manco de darte un equo, se tu non taci, che disputare. Gran cosa che questa inclita cittá magnanima sia cosí sterile del consorzio de' viri probi e sia fertile delli invidiosi inimici delle sacrosante, buone e megliori e optime vertú!

Giungono alfin del mar sonante in riva, E pur fuggendo gli inimici sdegni Verso l'armata a nuoto altri sen giva Gittando l'armi con vili atti indegni; Ed allor da le navi ecco appariva Pronto soccorso di più lievi legni Dal Demon mossi, e verso loro ardente Caccia AMEDEO la sbigottita gente.

CECA. O farci sfregiare, o una cosa simile, ché non mancano loro, no, i sviati e i ribaldi, ché, Dio grazia, ne hanno le case ripiene; ch'i buoni non vi vogliano stare per ciò che sono inimici del vizio. RITA. Ragionamo de altro, adunque. CECA. Voltiamo questo canto qui, ché scortaremo un pezzo di strada. RITA. , de grazia, ch'io non vo' che me veda colui ch'esce di quella casa.

Alla taverna non mi posso accostare, ché devo all'oste, e mi dice che ave cavato l'essecutorio, talché sto fra duo capitali inimici, la fame e l'oste: all'una non posso rimediare, all'altro non ho che dare.

Voi sapete che ho tanta robba che posso giovar agli amici e castigar gli inimici; e chi mi toglie lei, mi toglie l'onor mio: e l'onor pone l'uomo in disperazione, e il disperato di se stesso non può aver pietá di alcuno. Son uomo da far che i suoi amori gli costino molto cari, e a voi, a Forca e a tutti i complici; e sará piú duro il vero male che l'apparenza del falso bene.

E non sei però Salamone; consideri che una cosa al vecchio, una al giovane, una ne' pericoli e una nel riposo si conviene. Tu, che vecchio sei, la vita tieni che a lui ricordi. Lidio, che giovane è, lassa che le cose faccia da giovane. E tu al tempo ed a quel che piace a Lidio te accomoda. POLINICO. Egli è ben vero che un padrone quanti ha piú servi tanti piú ha inimici.

3 Invitto Alfonso, simile ira accese la vostra gente il che vi percosse la fronte il grave sasso, e v'offese, ch'ognun pensò che l'alma gita fosse: l'accese in tal furor, che non difese vostri inimici argini o mura o fosse, che non fossino insieme tutti morti, senza lasciar chi la novella porti. 4 Il vedervi cader causò il dolore che i vostri a furor mosse e a crudeltade.

41 Non cessa ancor la maraviglia loro de la gran prova ch'io feci quel giorno, maggior, che se l'esercito del Moro e del Franco inimici avessi intorno. Ed or potr

MANGONE. In somma, guárdati, perché ho molti inimici. FILACE. Morendo smorberá il mondo. MANGONE. Però vive, ché l'inferno l'abborrisce. Ma faccia quanto può, differirla può ben, ma non fuggir la forca che gli sta apparecchiata. MANGONE. O come campeggiarebbe bene una forca in mezo due forche!