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Aggiornato: 12 ottobre 2025
E non credi in veritá che ogni colpa è punita e ogni bene è remunerato: ché, se in veritá tu el credessi, non faresti cosí, e non cercaresti né vorresti sí facta conversazione, anco ti verrebbe in terrore pure d'udire mentovare il nome suo. Ma perché tu séguiti la volontá sua, di lui e delle sue operazioni pigli dilecto.
Non era giá promessa da attenere appalesare una sí fatta infamia e scoprir tale error. FILOCRATE. Basta: io sapeva come faresti. Or dimmi la persona a cui concesso ha il cielo, in mio dispregio, il guiderdon di tante mie fatiche non mai concesso a me. FILOCRATE. E questo è senza fallo? FRONESIA. Altro non resta se non che dimane li metta de le nozze in man l'anello.
Dimmi, cosa faresti tu? Io mi mostrerei generoso. Ed io mi mostrerei implacabile. Preparati a soffrire i più atroci tormenti. Grazia, Ahmed!... supplicò lo sventurato, cadendo in ginocchio dinanzi a lui. Ahmed non perdona. Miserabile! urlò l'arabo saltando in piedi, fuori di sè.
E mi tornò alla memoria il breve dialogo avvenuto sul limitare del balcone al conspetto del cipresso. Ella aveva ripetuto sommessamente, con un sorriso tenue: "Morire!" Aveva parlato di fine prossima. Aveva domandato: "Che faresti tu se io ti morissi all'improvviso? Se, per esempio, domani io fossi morta?"
MASTICA. Ricordati dimandar quello che ti ho detto, per mostrar che sei figlio a Teodosio. LAMPRIDIO. Non me lo dir piú, ché lo so cosí bene che ricordandomelo piú, me lo faresti smenticare. MASTICA. Tu sei tutto mutato di colore. LAMPRIDIO. Questa insperata speranza d'allegrezza m'ha tolto fuor di me stesso.
Oh Drollino! sclamò Milla, smettendo subito il fare risentito, perchè mi dai questo dispiacere? Egli fece un passo avanti. Oh no.... non dica così.... signora Duchessa.... creda.... anzi.... che io.... Ti assicuro proseguì Milla, che faresti tanto dispiacere anche al Duca. Drollino diè un passo indietro, volle parlare, ma non gli venne fatto.... È impossibile! disse finalmente bisogna che vada.
Da qualche tempo questo matrimonio pericolava assai, perchè Enrico pensava tanto alla bella Elisa come io penso alla regina di Golconda. Lo so. Ma se tu riesci a condurlo via con te, gli è come dire che andrebbe proprio a monte del tutto e definitivamente. Ah, ho capito; e allora tu, n'è vero, ti faresti sotto? Perchè no? È una delle più belle fanciulle di Milano. Con trecentomila lire di dote.
LECCARDO. Ci è qua uomo che ti fará gustare le medesime dolcezze. CHIARETTA. Sei tu forsi quello? LECCARDO. Cosí Dio m'aiuti! CHIARETTA. Tengo per fermo che non ti aiuteria, ché tu hai piú a caro un bicchier di vino che quante donne son al mondo. LECCARDO. Dici il vero, ma tu sei tanto graziosa che faresti innamorar i sassi.
AMASIO. Di grazia, non mi ingiuriar piú di quello che ingiuriata m'hai: ché se a mio padre non fussero noti gli miei andamenti e la mia vita che gli facessero fede della mia innocenza, mi faresti impazzir da dovero. ERASTO. Giá mi avveggio che ridete e volete accettar la veritá.
A questa carogna di custode, il quale mi ha dato del pessimo lardo che non si può masticare. Faresti assai meglio a pensare a quello che sarai tu domani, gli disse allora il custode. Il Valacco crollò più d'una volta la testa, poi disse: Capisco quel che vuoi dire. L'uomo che venne qui un momento fa, tutto bigio come un bufolo del Niester, credo bene che fosse il boja... Era lui di fatto.
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